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Venerdì 6 Dicembre 2013 - Libertą

Viaggio musicale interiore

Con Gianni Ricchizzi, maestro indiscusso del "raga"

piacenza - Il pensiero č leggero, il viaggio musicale č principalmente interiore. Una dolce ballata accoglie un' invocazione, un alito di conoscenza la alimenta. Un percorso inusitato che segue l'improvvisazione e induce alla calma e alla meditazione. Tempi antichissimi, scampoli di arte e mistero. Immersi in un'atmosfera speziata, di profonda spiritualitą, si cerca il suono, la suggestione, il colore. Il colore di un "raga". Con il termine raga si entra nel territorio della musica classica indiana. Il raga č una struttura melodica, non proprio una scala musicale, il raga č l'unitą di base di un brano musicale. Esistono innumerevoli raga, non c'č uno schema che li ingabbia, nascono dalla tradizione e poi vengono tramandati.
Nell'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, nell'ambito dalla kermesse Musiche nuove a Piacenza (promossa da Comune di Piacenza, associazione Novecento, Fondazione di Piacenza e Vigevano ed il sostegno di Futura Informatica) il concerto che li racconta: Mistici raga. Il sapore dei raga e le loro infinite varianti. Musica classica cucita nell'India del nord. Sul palco un maestro indiscusso del genere come Gianni Ricchizzi (vichitra vina), al suo fianco Pepé Fiore (tablas) e Paola Tagliaferro (tamboura). Un'occasione unica per ascoltare musica dalle trame complesse e poco o per nulla conosciuta dal grande pubblico. A Piacenza, ad esempio, era la prima volta che si ascoltava questo tipo di sonoritą.
Le parole di Max Marchini, direttore artistico della rassegna, salutano la platea ed introducono i tre musicisti. Poi la parola a Gianni Ricchizzi fondatore e direttore della Saraswati House, una scuola di musica indiana trapiantata ad Assisi. Il maestro pugliese accompagna la folta platea nei meandri di un universo musicale affascinante e articolato. Ricchizzi si siede, incrocia le gambe e racconta il suo preziosissimo strumento: la Vichitra Vina, uno strumento antichissimo dal timbro suadente, difficilissimo da reperire. Ne esistono di due tipi quella che č stata strofinata durante la serata č priva di tasti e suonata slide, in orizzontale. La forma č inusitata. Pensate ad una lunga cetra poggiata, in genere, su due zucche enormi che svolgono "il compito" di risuonatori. Il suono nasce dallo scivolamento di un cristallo o di un uovo di pietra sulle corde (4 principali, 3 ausiliarie e 15 corde di risonanza).
Si narra che fosse uno strumento di origine divina, un'impresa accordarlo, il suo suono č simile al canto umano. Si inizia "sfogliando" un raga dedicato al sentimento, all'amore spirituale ma anche terreno. Una lenta introduzione, detta Alap, indica la direzione sonora che sarą poi integrata e supportata dall'intervento di tablas e tamboura. Il raga si riempie momento dopo momento. Un fluire onirico, una carezza che scivola nell'abbraccio. Gli spettatori sono catturati, il termometro dello stato d'animo č fisso sul sereno. La melodia cresce, il dialogo tra la Vina e le percussioni č continuo. Siamo nella fase del "gat". Sullo sfondo rimane costante il rintocco di tamboura. Un "pizzico" che non cede mai lungo tutto il brano. Un'ora e mezza di magia interrotta, nel finale, da applausi densi di partecipazione. Timbro, colore, emozione: il "raga" ha compiuto il suo tragitto.

Matteo Prati

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