Sabato 7 Dicembre 2013 - Libertà
Machiavelli e quella lettera che annunciò "Il principe"
Martedì in Fondazione appuntamento per i 500 anni del famoso trattato, letture di Dattilo e Zanoletti, interventi di Frare e Tarsi
di ANNA ANSELMI
Nel Natale di cinque secoli fa probabilmente Niccolò Machiavelli aveva appena terminato la stesura de Il principe, descritto dallo stesso autore, in una celebre lettera a Francesco Vettori, come «uno opuscolo», nel quale veniva affrontato il tema «che cosa è principato, di quale spezie sono, come e' si acquistono, come e' si mantengono, perché e' si perdono». L'epistola venne scritta dal Machiavelli il 10 dicembre 1513 e, proprio nell'esatto anniversario di quella data, Piacenza ricorderà con un appuntamento all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano il primo libro capace di indagare scientificamente e tecnicamente l'arte di governare.
L'idea si deve a Salvatore Dattilo, avvocato, sinceramente appassionato dei classici della letteratura, antesignano della ripresa delle letture pubbliche della Divina Commedia, ma anche promotore di cicli di incontri sui poeti moderni, non ultimo Giovanni Pascoli nel centenario della morte. Questa volta, alle valenze culturali si aggiunge la suggestione di una coincidenza temporale carica di echi, legati anche al particolare contenuto del testo di Machiavelli. «Leggeremo la lettera nello stesso giorno, nello stesso mese e forse nella stessa ora in cui 500 anni fa è stata scritta. Credo che l'iniziativa piacentina si configuri come un unicum nel panorama delle celebrazioni e sicuramente sarà un'occasione irripetibile» osserva Dattilo, evidenziando come l'incontro vuole essere un modo per rendere omaggio a un libro fondamentale, quale Il principe. «Machiavelli è stato il primo a teorizzare profondamente e in maniera così spregiudicata il concetto di Stato, ma la lettera a Francesco Vettori rivela anche la grandissima umanità del pensatore fiorentino, un autentico umanista alla ricerca di una chiave per comprendere l'uomo e le sue istituzioni nella loro interezza. Si tratta di un testo ricco di spunti di interesse e di humour, nel quale Machiavelli racconta le sue giornate».
All'auditorium di via Sant'Eufemia 12, il 10 dicembre alle 17 a parlare di Machiavelli e il suo Principe interverranno Pierantonio Frare e Maria Chiara Tarsi, docenti all'Università Cattolica del Sacro Cuore, mentre Salvino Dattilo e Antonio Zanoletti leggeranno le due lettere protagoniste dell'incontro: quella del 23 novembre inviata da Roma da Francesco Vettori a Machiavelli e la risposta di quest'ultimo all'amico ambasciatore, scritta nella casa dell'Albergaccio a Sant'Andrea in Percussina, poco lontano da San Casciano in Valdipesa, dove il letterato si era ritirato dopo essere uscito dal carcere sospettato di aver partecipato a una tentata congiura contro i Medici, per la quale vennero accusati nel febbraio 1513 e condannati a morte Pietro Paolo Boscoli e Agostino Capponi. Amareggiato, messo in disparte, Machiavelli di giorno frequentava l'osteria del paese, ma si dava anche ai piaceri della poesia di Dante, Petrarca, Tibullo, Ovidio.