Martedì 10 Dicembre 2013 - Libertà
Machiavelli racconta le sue giornate
A 500 anni dalla lettera scritta all'amico Francesco Vettori oggi conferenza con letture in Fondazione
Pierantonio Frare: «Un primo annuncio di quello che diventerà "Il principe"»
piacenza - A cinquecento anni dalla stesura del Principe, Piacenza ricorderà l'importante ricorrenza con un'iniziativa incentrata sulla lettera scritta da Niccolò Machiavelli all'amico Francesco Vettori esattamente cinque secoli fa, il 10 dicembre 1513. Questo pomeriggio all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in via Sant'Eufemia 12, lo scambio epistolare tra il letterato fiorentino e l'ambasciatore suo conterraneo verrà introdotto e commentato da Pierantonio Frare e Maria Chiara Tarsi, docenti all'Università Cattolica del Sacro Cuore. La lettera di Vettori a Machiavelli, inviata dall'Urbe il 23 novembre 1513, e la successiva missiva di Machiavelli, vergata il 10 dicembre 1513 dalla casa all'Albergaccio a Sant'Andrea in Percussina, a tre chilometri da San Casciano in Valdipesa, saranno lette da Salvino Dattilo e Antonio Zanoletti.
Il testo di Vettori è interessante nel suo descrivere - osserva Frare - la vita comune di un diplomatico, da poco nominato ambasciatore dei Medici a Roma, ma soprattutto è stato fondamentale nel fornire lo stimolo alla risposta di Machiavelli, che ha assunto un valore notevole nell'ambito dell'intera storia della letteratura italiana. «Contiene il primo annuncio di quello che diventerà Il principe, cui Machiavelli allude accennando all'opuscolo De principatibus. Il titolo italiano, del resto, verrà attribuito all'opera dagli editori, che la pubblicheranno postuma».
L'altro elemento che rende la lettura dell'epistola così affascinante è dato dal suo «gettar luce sulle giornate di Machiavelli, caratterizzate da una specie di scissione». Da un lato, lo vediamo quasi come un popolano, che partecipa della "realtà effettuale" della quotidianità dei contadini: si preoccupa del taglio di un bosco del quale ha incaricato alcuni boscaioli; si reca all'osteria per giocare a carte "dove nascono mille contese e infiniti dispetti di parole iniuriose; e il più delle volte si combatte un quattrino, e siamo sentiti non di manco gridare da San Casciano". Rientrato nella sua abitazione, avviene una trasformazione, espressa nel cambio degli abiti ("mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali"), da semplici a sontuosi, adatti alle grandi occasioni: «Occorre cambiare atteggiamento per poter dialogare con gli antichi, ai quali Machiavelli rivolge domande e dai quali ottiene risposte, sentendoli dunque come propri contemporanei».
Frare rileva come nella stessa giornata Machiavelli passi dal giorno feriale a quello festivo, in cui il suo animo si ristora attingendo alle fonti letterarie greche e latine, all'epoca già ben conosciute. «Ai lirici latini affida la sua vita sentimentale, nei libri degli storici cerca la lezione del passato per applicarla al presente, come avverrà nel Principe». Nel 1513 Machiavelli era appena uscito dal carcere, accusato di tramare contro i Medici, dopo aver servito la Repubblica. Fino all'ultimo, quando morirà nel 1527, non disperò però di tornare a occupare gli incarichi svolti in precedenza: «Era mosso probabilmente anche da ambizione personale, ma sicuramente erano preponderanti in lui la forte passione per la politica e l'amor di patria».
Anna Anselmi