Mercoledì 13 Novembre 2013 - Libertà
Arthur Schopenauer e il pensiero della crisi
Lezioni Letture: domani giornata di studi con Giametta, Vincieri e Vattimo
piacenza - E' tutta dedicata ad Arthur Schopenhauer l'edizione di quest'anno di Lezioni Letture: l'iniziativa, organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con i licei "Respighi", "Gioia" e "Colombini", prevede infatti una giornata di studio intitolata appunto "Arthur Schopenhauer e il pensiero della crisi". L'appuntamento è per domani all'auditorium Santa Margherita di via Sant'Eufemia con inizio alle 9.30: nella prima parte della giornata, che si concluderà alle 12.30, sono previsti l'introduzione di Franco Toscani (che insieme ai colleghi Daniele Bonelli e Attilio Finetti cura scientificamente il convegno) e gli interventi dei filosofi Sossio Giametta e Paolo Vincieri, chiamati a parlare rispettivamente di "La metafisica dell'amore sessuale" e "Il pensiero di Schopenhauer nel Novecento". Nel pomeriggio invece, dalle 14.30 alle 16, è in programma l'intervento di Gianni Vattimo su "La filosofia della crisi".
E' dunque un programma denso quello che l'edizione di Lezioni Letture di quest'anno intende trattare, focalizzandosi sull'opera di uno dei filofi che rappresenta l'approdo negativo di una crisi che ha contraddistinto il Cristianesimo e che dalla sua decadenza, databile attorno al quinto secolo, è arrivata fino all'epoca del filosofo, ossia la prima metà dell'Ottocento. Così dunque Schopenhauer è definibile nel suo rapporto con la crisi: una crisi che appunto investe il Cristianesimo come del resto le religioni e che tuttavia lascia nell'uomo un senso profondo di smarrimento. Da qui inizia un processo di ricerca profondo da parte di un'umanità che non è in grado di stare senza la religione: ci sono le "risposte" di Lutero, Leibniz e Pascal, solo per citarne alcuni, che hanno cercato di conservare il Cristianesimo seppure sotto forme diverse. E poi c'è Schopenhauer: suo è l'aforisma "O si pensa o si crede" che bene riassume il pensiero del filosofo. La religione si mostra come un'invenzione degli uomini per ripararsi dalle sofferenze: come già Feuerbach, anche Schopenhauer nota come le religioni più forti siano anche quelle più sanguinarie e, al pari delle filosofie ottimistiche, le definisce false e illusorie. Ecco allora la preferenza accordata agli animali motivata dalla loro incoscienza che è anche condizione necessaria per la felicità: gli uomini infatti fanno del male consapevolmente a chi già soffre per vivere in una storia intesa non come progresso, ma quale insieme di guerre, massacri e ambizioni, mentre gli animali fanno del male istintivamente e senza esserne consapevoli.
Betty Paraboschi