Mercoledì 13 Novembre 2013 - Libertà
Premio Gazzola, Armani fa tris
Terzo riconoscimento ad un progetto dell'architetto piacentino
piacenza - Per l'architetto Pier Giorgio Armani, progettista e direttore dei lavori del restauro di Palazzo Chiapponi in via Chiapponi, l'assegnazione dell'ottava edizione del Premio Piero Gazzola per il restauro dei palazzi piacentini a un suo intervento di conservazione ha coinciso con il terzo riconoscimento, dopo quelli attribuiti ai recuperi attuati sulla Rocca del Castello di Agazzano e Palazzo Mischi in via Garibaldi, ma la cerimonia di consegna del riconoscimento andato a Franco Spaggiari, in rappresentanza della proprietà condominiale dell'edificio, ha permesso di approfondire come effettivamente ogni cantiere faccia caso a sé, pur nella comune adesione a principi generali tale da aver portato il comitato scientifico a ritenere tutti e tre i progetti esemplari, ciascuno per il modo con il quale sono state affrontate precise problematiche.
L'incontro conclusivo, ospitato all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, sponsor dell'iniziativa insieme a Banca di Piacenza, Fondazione Libertà, Croci costruzioni e Società Eagle, si è aperto con i saluti dell'assessore alla cultura Tiziana Albasi e del presidente del Premio Gazzola, Domenico Ferrari Cesena, che ha richiamato le finalità del riconoscimento, promosso congiuntamente dalle delegazioni piacentine del Fai e dell'Associazione dimore storiche italiane e dall'Associazione palazzi storici di Piacenza, con il patrocinio della Soprintendenza per i beni architettonici di Parma e Piacenza: invitare privati ed enti pubblici a intraprendere restauri che siano rispettosi del passato di insigni edifici, pur consentendone l'adeguamento alle mutate esigenze funzionali.
Le vicissitudini del settecentesco Palazzo Chiapponi, appartenuto poi agli Scotti di Castelbosco, a inizio Novecento alla famiglia Anselmi, quindi dalla metà del secolo scorso agli Ospizi Civili, successivamente al Comune di Piacenza, che avviò il recupero per destinarlo a un centro residenziale e sociocreativo prima di vendere l'immobile nel 2006, tramite un'asta pubblica, alla società Eagle che vi ha realizzato appartamenti e uffici, sono state piuttosto travagliate. Al tavolo dei relatori, accanto al progettista, anche Carlo Emanuele Manfredi, Marco Horak, Anna Coccioli Mastroviti (membri del comitato scientifico presieduto da Ferrari Cesena) e l'ex soprintendente Luciano Serchia, che hanno contribuito a illustrare i vari aspetti storici, architettonici e artistici coinvolti (il restauro ha, tra l'altro, consentito il riemergere dell'affresco di un quadraturista nel cortile sud), sui quali si soffermano le pagine della pubblicazione, con prefazione dell'attuale soprintendente Giancarlo Borellini, e testi di Coccioli, Serchia e Armani.
Sulla difficoltà del progetto ha influito anche - ha messo in luce il progettista - la «diffusa frammentazione dei corpi edilizi», frutto della costruzione avvenuta per accorpamento di singole unità verificatosi nel tempo. «Un tema a me molto caro è stato quello dell'inserimento di nuovi manufatti nel contesto antico» ha aggiunto Armani, sottolineando i due rischi principali che quest'operazione comporta: «lo scivolare in soluzioni di maniera o il rinunciare al nuovo per un astratto rispetto dell'esistente».
In accordo con la Soprintendenza, Armani ha scelto di utilizzare l'acciaio corten per un'interpretazione ispirata all'esperienza artistica del futuro progettista, quando era giovane allievo di scultura nella classe di Marino Marini all'Accademia di Brera, prima di intraprendere gli studi universitari. Armani ha ringraziato chi ha collaborato al cantiere, in particolare le restauratrici Arianna Rastelli e Roberta Ferrari, l'artigiano del ferro Davide Molinari, che ha eseguito i manufatti in acciaio.
Anna Anselmi