Giovedì 14 Novembre 2013 - Libertà
«Schopenauer, la filosofia strutturata sul pessimismo»
Sossio Giametta interverrà oggi, con Vincieri e Vattimo, all'appuntamento di "Lezioni Letture"
di BETTY PARABOSCHI
"L'amore? Serve ai fini della prosecuzione della specie". Così parlò Schopenhauer e così parla oggi Sossio Giametta, filosofo e ospite della giornata di studi in programma oggi all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano dalle 9.30 alle 16 e dedicata appunto a "Arthur Schopenhauer e il pensiero della crisi": l'evento, a ingresso gratuito, si inserisce nell'ambito della tradizionale rassegna Lezioni Letture che anche quest'anno è organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con i licei "Respighi", "Gioia" e "Colombini". Oggi è prevista appunto una giornata di studi che, nella prima parte dalle 9.30 alle 12.30, mette in programma l'introduzione di Franco Toscani (che insieme ai colleghi Daniele Bonelli e Attilio Finetti cura scientificamente il convegno) e gli interventi dei filosofi Giametta e Paolo Vincieri, chiamati a parlare rispettivamente di "La metafisica dell'amore sessuale" e "Il pensiero di Schopenhauer nel Novecento". Nel pomeriggio invece, dalle 14.30 alle 16, è previsto l'intervento di Gianni Vattimo su "La filosofia della crisi".
«Schopenhauer rappresenta l'approdo negativo di una crisi del Cristianesimo che è iniziata nel quinto secolo e che è proseguita fino alla prima metà dell'Ottocento» spiega Giametta. «In pratica dopo avere raggiunto tutti i suoi fini, il Cristianesimo si è corrotto, ma da qui è iniziato un processo di ricerca da parte dei filosofi: i popoli infatti non sanno stare senza religione e dunque si è tentato di dare una risposta. Schopenhauer è stato uno dei tanti, insieme a Leibniz, Pascal, Lutero, Spinoza e poi Nietzsche che tuttavia si è opposto alla tesi di Schopenhauer».
Che tipo di risposta hanno dato Schopenhauer e gli altri filosofi?
«Diciamo che Lutero, Pascal e Leibniz hanno cercato di conservare il Cristianesimo seppure in una forma nuova. Schopenhauer ha strutturato tutta la sua filosofia sul pessimismo: è arrivato al massimo culmine della reazione alla decadenza del Cristianesimo».
Al di là della filosofia della crisi in generale, nel suo intervento lei prenderà in considerazione l'idea o meglio la metafisica dell'amore sessuale sviluppata dal filosofo: come viene considerato l'innamoramento?
«Schopenhauer considera ogni innamoramento come un impulso sessuale determinato dalla vita della specie: è appunto alla prosecuzione dell'umanità che l'amore sessuale risulta funzionale e necessario. E' la natura a ispirarci una sorta di vagheggiamento, ossia una vera e propria pazzia anche se poi, giunto a compimento l'obiettivo della specie, la vita magari si riduce a quella di Socrate e Santippe».
Quindi dopo l'incantamento subentra la disillusione?
«C'è il disinganno che tuttavia arriva dopo una profonda esperienza di vita: si conquistano delle cose, l'essere coniuge e genitore, e poi si paga un prezzo. E' la vita: eppure il male non elimina il bene. Non a caso Goethe sosteneva che l'amore fosse fatto di voluttà celeste e tragedia: così è in effetti».