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Giovedì 14 Novembre 2013 - Libertà

"Colonna infame", le due versioni

Conferenza di Zama e letture di Moratti. Oggi ultimo incontro

piacenza - "L'uomo giusto e fermo nel suo proposito di bene non si lascia scuotere nelle sue convinzioni dal furore dei cittadini che danno ordini delittuosi". Il poeta Orazio lo dice chiaramente in una celebre Ode e non a caso Manzoni cita proprio questo brano nella sua Storia della colonna infame. Lo ha ricordato Rita Zama, docente dell'università Cattolica di Piacenza, che è intervenuta all'auditorium Santa Margherita nell'ambito della rassegna "Fame e sete di giustizia: La storia della colonna infame di Alessandro Manzoni": l'iniziativa, promossa dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano sotto la direzione scientifica del docente della Cattolica Pierantonio Frare, si concluderà oggi pomeriggio alle 18, sempre all'auditorium di via Sant'Eufemia, con l'intervento di Gian Marco Gasperi su "Il giudizio dei posteri" insieme ad Antonio Zanoletti nel ruolo di lettore.
Tornando invece al precedente appuntamento, Zama, intervenuta insieme a Bedy Moratti che ha letto il quinto capitolo della Colonna infame, ha messo in luce le differenze fra le diverse redazioni dell'opera attraverso un confronto sinottico delle versioni: «L'edizione che oggi si legge rappresenta un punto di arrivo» ha spiegato la docente. «Rispetto infatti alla prima versione della Colonna infame del 1821 apposta al Fermo e Lucia troviamo una evoluzione nella consapevolezza: emerge il ruolo della responsabilità personale dei protagonisti e in particolare dei giudici. A dimostrarlo sono appunto le due redazioni: si nota lo spostamento dalle pagine iniziali a quelle finali di parti di brani che riportano i giudizi espliciti di Manzoni sulla cattiva fede dell'operato dei giudici; abbiamo poi dei mutamenti semantici dove "ignoranza" viene sostituita da "inganno volontario" e diventano dominanti i termini "colpa" e "passione". Complessivamente assistiamo dunque a un superamento di alcuni aspetti deterministici della prima redazione: al determinismo antropologico basato sull'idea di un uomo spinto verso il male dalla debolezza della sua intelligenza si contrappone poi una visione focalizzata sulla volontà».
Ecco allora che la Colonna infame diventa la storia della ricerca delle responsabilità presonali: «Non esiste più la sottomissione al cieco fato, ma anzi qualsiasi riferimento al destino viene abolito» ha spiegato Zama. «A essere privilegiata è la visione cristiana del rapporto fra uomo e Dio con una matrice ideologica che è quella dell'utilitarismo, ossia dell'appiattimento del giusto sull'utile inteso come utilità sociale».

Betty Paraboschi

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