Venerdì 15 Novembre 2013 - Libertà
«Il male esiste e va affrontato»
lezioni letture In Fondazione anche gli interventi di Sossio Giametta e Gianni Vattimo
Così il filosofo Paolo Vincieri alla giornata di studi su Schopenhauer
piacenza - «Il male va affrontato, non si può eludere». E' questo il più attuale insegnamento che Schopenhauer ha lasciato al secolo breve e al nostro secondo il filosofo Paolo Vincieri. Il "padre" del pessimismo cosmico è stato infatti al centro di una giornata di studi, svoltasi all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, intitolata appunto "Arthur Schopenhauer e il pensiero della crisi". L'evento, che si è inserito nell'ambito della tradizionale rassegna Lezioni Letture organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con i licei "Respighi", "Gioia" e "Colombini", ha previsto gli interventi dei filosofi Sossio Giametta, Paolo Vincieri e Gianni Vattimo.
La mattinata, aperta da Franco Toscani (che insieme ai colleghi Daniele Bonelli e Attilio Finetti ha curato scientificamente il convegno), si è focalizzata in particolare sulla lezione lasciata dal pensiero di Schopenhauer nel Novecento e sulla metafisica dell'amore sessuale: «Io penso che l'aspetto più importante lasciato dal filosofo al Novecento sia il problema del male» ha spiegato Vincieri. «Il male esiste e va affrontato, non si può eludere: in questo modo Schopenhauer spazza via le utopie, ma evita anche una visione dogmatica della questione. Sull'altro fronte un'altra lezione è quella relativa allo spazio concepito per il singolo in una società come quella attuale che è totalmente amministrata dalla scienza e dalla tecnica: ovviamente ai tempi di Schopehauer la questione era diversa, tuttavia la sua risposta di legare l'individuo alla specie mantiene una sua attualità anche oggi».
E proprio su questo ultimo legame, fondato su una solidarietà che è biologica e non spirituale, si è focalizzato Giametta: «Per Schopenhauer l'individuo non si può concepire senza un legame di appartenenza alla specie - ha iniziato - ma questo provoca un contrasto continuo nell'uomo, sottoposto a una forza centripeta e a una centrifuga: la prima lo porta a realizzare un bene personale che coincida con quello della specie, la seconda invece lo orienta verso un'arricchimento solamente individuale».
In quest'ottica l'amore sessuale è un'azione ispirata proprio dalla forza centripeta: «Il fine personale di congiungersi alla persona amata coincide a quello della specie di propagarsi» ha spiegato Giametta. «Nell'amore così tutti gli esseri sono centripeti perché servono la specie seppure non con una decisione libera e autonoma: per continuare la vita dell'umanità, la natura crea una sorta di vagheggiamento, ordisce un inganno che porta a trascurare i propri interessi. Ma quando il godimento è arrivato anche la passione si estingue: quello che resta può essere in parte compensato dall'amicizia e dalla solidarietà che si creano fra le due persone».
«Il fatto è che siamo tutti schopenhaueriani: io ho iniziato a occuparmene per capire meglio Nietzsche» ha concluso Gianni Vattimo. «In molti aspetti il suo pensiero è attuale e presente nella cultura comune molto più di quanto pensiamo».
Betty Paraboschi