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Lunedì 18 Novembre 2013 - Libertà

Meditando tra arte e musica

Dall'Asta e il pianista Petrosino, preziosi confronti

piacenza - L'arte e la fede parlano un unico linguaggio: la dimostrazione è arrivata dall'ultimo incontro di Piacenza Teologia che ieri mattina ha sancito la conclusione della manifestazione.
Quadri di un'esposizione si è intitolato l'evento svoltosi all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano che ha visto confrontarsi il direttore del Centro San Fedele di Milano Andrea Dall'Asta e il pianista Iacopo Petrosino: l'incontro ha offerto l'occasione di riflettere su alcune opere di Antonello da Messina, Caravaggio, Grunewald, Veronese e Simpson e su una silloge di brani tratti dal repertorio di Brahms, Bartok, Bach, Stockhausen e Mozart che si sono alternati.
«Abbiamo dato molto spazio all'immagine, mentre ora vogliamo darlo anche all'ascolto» ha dichiarato all'inizio dell'incontro Enrico Garlaschelli dell'associazione "Piacenza Teologia" che ha organizzato la kermesse e così in effetti è stato: «Quelle che vogliamo presentare sono semplici meditazioni» ha spiegato Dall'Asta, «l'idea è di lasciarsi andare a quello che si vede, entrando nel quadro. Ne L'Annunciata di Antonello da Messina ad esempio, ci troviamo davanti una composizione affascinante e misteriosa. La scena dell'Annunciazione riportata dall'evangelista Luca rappresenta il momento in cui Dio entra nella vita dell'umanità facendosi lui stesso uomo. L'Annunciata diventa così la rivelazione di Dio nella storia: nel quadro di Antonello da Messina non ci sono spazi dorati simbolo dell'esperienza divina, giardini e porticati come quelli rappresentati dal Beato Angelico o da Leonardo, ma anzi lo sfondo mette in rilievo la sola figura, lo spazio è intimo e interiore e tutto si concentra nell'intensità di uno sguardo».
Simile è anche il caso de L'adorazione dei pastori di Caravaggio, dove la scena, lontana dalle atmosfere urbane raffigurate da Giotto o dai luoghi fantastici e popolati da angeli ritratti da Botticelli, sta tutta racchiusa in una stalla: «Dio nasce fra noi, nel mondo dei semplici, non nei luoghi sontuosi ritratti nel Rinascimento» ha continuato Dall'Asta, «Dio nasce negli spazi della nostra povertà e ad accoglierlo sono degli umili pastori, gli emarginati della società. Caravaggio non tratteggia figure di luce: le scelte del vivere quotidiano non avvengono sotto la luce nelle certezze, il chiaroscuro delinea la consapevolezza di una vita che si mette in gioco».
Ne Le nozze di Cana invece, dipinte da Veronese per il refettorio del convento benedettino di San Giorgio Maggiore a Venezia, l'attenzione si focalizza su una cerimonia fastosa in cui gli sposi sono collocati in posizione secondaria rispetto al centro visivo del dipinto dove riconosciamo Gesù e Maria, che rappresentano il matrimonio fra Dio e la chiesa; nella Crocifissione di Grunewald invece l'osservatore si trova davanti una delle immagini più atroci della fede cristiana, dipinta dal pittore che presenta la morte in tutto il suo orrore.
Infine in Inter gold di Simpson «le monocromie si presentano come specchi che assorbono la luce per irradiarla e sembrano contenere infinite immagini: l'infinito è racchiuso nel finito di una tela e la monocromia diventa la pittura della trascendenza» ha concluso Dall'Asta.
Ad altenarsi alle opere poi sono state altre suggestioni che Petrosino ha eseguito con la consueta bravura: l'Opera 119, Intermezzi I e III di Brahms, Szabadban nn. 1 e 4 di Bartok, la Sonata Kv 333, primo movimento di Mozart, due brani dal primo libro del Clavicembalo ben temperato di Bach e infine Klavierstucke n. 9 di Stockhausen hanno accompagnato questo viaggio in un'arte che davvero genera stupore e suscita una riflessione cristiana sull'umanità.

Betty Paraboschi

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