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Venerdì 8 Novembre 2013 - Libertà

La pena utile? Fare impresa con i detenuti

«Gli esempi italiani non sono numerosi, ma laddove vi è stato coraggio - è stato osservato - gli utili si sono fatti presto vedere»

Fare impresa con i detenuti si può e si deve. Gli esempi italiani non sono numerosi, ma laddove vi è stato coraggio, gli utili si sono fatti ben presto vedere. L'argomento è stato trattato ieri mattina alla Fondazione di Piacenza e Vigevano durante il convegno "Lavorare per una pena utile. Fare impresa con i detenuti" moderato dal garante piacentino dei detenuti, Alberto Gromi. Grandi assenti (seppure invitati) gli imprenditori piacentini. Il lavoro dei detenuti per abbattere il sovraffollamento, per contrastare la fatiscenza delle carceri, per ripristinare la dignità della persona e garantire maggiore sicurezza sociale. Mettere in contatto imprese e carceri, è tutt'altro che facile, ma possibile. Esempi virtuosi sono stati portati, in particolare, da Torino e Bologna. "Liberamensa. Un lavoro per menti libere" è il progetto realizzato nel capoluogo piemontese e presentato da Piero Parente della Cooperativa Ecosol: «Il nostro è un laboratorio di pasticceria e pizzeria nel quale lavorano più di 200 detenuti. Il lavoro consente un aumento della qualità della vita dei detenuti e rappresenta un'opportunità per l'impresa stessa». Pietro Buffa, Provveditore regionale Amministrazione Penitenziaria ha detto: «Parliamo di un costo del lavoro interessante, di un costo delle strutture annullato e di una manodopera affidabile. Questo devono sapere gli imprenditori». «Da 18 mesi, dopo un corso professionale impegnativo, 13 detenuti stanno lavorando su parti di macchine automatiche, tecnologicamente molto evolute fatte in piccole serie poco ripetitive - ha spiegato Gian Guido Naldi di Imprenditori di fare impresa in Dozza srl di Bologna- i lavoratori sono seguiti da 13 tutor, operai specializzati in pensione e supportati da tre aziende del packaging che esportano in tutto il mondo». Altri esempi anche da Padova con la Cooperativa Giotto e Milano con Cooperativa A&I Progetto Air. «Prima di qualsiasi altra cosa i carcerati chiedono di poter avere un lavoro- ha fatto sapere Desi Bruno, garante regionale dell'Emilia Romagna- eppure il quadro è sconfortante perché assistiamo ad una diminuzione delle risorse e ad un numero sempre più basso di carcerati con un lavoro. La classe politica non si pone le domande giuste. Il lavoro dei detenuti servirebbe anche per contrastare le condizioni di fatiscenza delle carceri italiane». Fatiscenza che colpisce anche il carcere delle Novate: «A Piacenza è stata spesa una somma incredibile per il nuovo padiglione- ha detto Gromi- e poi alcune aule sono state sgomberate perché inondate da un'infiltrazione d'acqua dei locali sovrastanti». Gromi, rivolgendosi all'assessore Giovanna Palladini, ha quindi chiesto di istituire un tavolo a cui partecipino il carcere, gli imprenditori e le cooperative sociali del territorio.

Nicoletta Novara

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