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Sabato 6 Marzo 2004 - Libertà

"Labò": vince l'Arlesiana di Sung Kyu

Municipale - Folto pubblico per il Gala con l'Orchestra Toscanini. Secondo Bon Gang, terza Zhuravel. Applausi a tutti. Ricciarelli:"Scegliere è stato difficile"

Nelle prime sette edizioni, il concorso internazionale di canto lirico "Flaviano Labò" aveva visto i primi posti in classifica arridere unicamente a voci femminili.
L'altra sera questa tradizione è stata spezzata: a primeggiare nell'ottava edizione della competizione vocale intitolata alla memoria dell'indimenticabile tenore di Agazzino è stato infatti un altro tenore, Park Sung Kyu.
Coreano, 26 anni, diplomatosi in canto al Conservatorio di Milano dopo aver studiato con Rita Orlandi Malaspina, Park Sung Kyu vive a Pavia dove da quattro anni si va perfezionando sotto la guida del tenore Umberto Grilli (che in un passato non troppo lontano iniziò ai segreti del canto il baritono Ambrogio Maestri, una star internazionale contesa dai maggiori teatri del mondo che proprio con un secondo posto al concorso "Labò" del 1998 iniziò la sua marcia verso l'Olimpo della scena lirica contemporanea) e ha fatto da "doppio" a una celebrità come Salvatore Licitra nell'allestimento del verdiano Un ballo in maschera curato dall'Aslico che nella scorsa stagione ha girato nei teatri del Circuito Lirico Lombardo.
Devoto ammiratore di Josè Carreras ma intelligentemente portato a scegliersi una via personale senza cadere nell'imitazione del proprio eroe (il giovane coreano è un tenore lirico della più bell'acqua), Park si è aggiudicato l'altra sera al Municipale il primo posto in classifica (premiato con 5mila euro dalla Fondazione Arturo Toscanini) nella finale dell'ottavo concorso "Labò" interpretando un caposaldo del "canto di grazia" del Novecento come Il lamento di Federico da L'Arlesiana di Cilea.
Il secondo posto, coi 3mila euro offerti dalla famiglia Labò, è toccato a un altro cantante coreano (le voci dell'Estremo Oriente erano la stragrande maggioranza fra i finalisti e in generale fra i concorrenti ammessi alle selezioni): il baritono Gu Bon Gang, giovane artista ben noto al pubblico piacentino, protagonista di un'ottima resa di Pietà, rispetto, amore dal Macbeth di Verdi.
Terza classificata (e vincitrice dei 2mila euro offerti dagli Amici della Lirica), l'ucraina Olga Zhuravel, soprano dalla vocalità molto interessante che per la sua finale ha scelto Vissi d'arte dalla pucciniana Tosca.
Ad accompagnare loro e gli altri undici finalisti è stata l'Orchestra Toscanini diretta dal bravissimo Massimiliano Caldi (Caldi, già visto all'opera nella nostra provincia coi Carmina Burana al Castello di Vigoleno della scorsa estate, ha fornito in questa serata di gala ampi saggi della propria verve e della propria poetica "mutiana", oltre che nel sensibile accompagnamento ai 14 cantanti della serata, nelle esecuzioni a briglia sciolta di brani "sinfonici" tra i più popolari dell'opera italiana: l'Intermezzo di Cavalleria rusticana e le Sinfonie di La forza del destino e Nabucco).
Ma non è solo nell'inedita e lussuosa formula dell'accompagnamento orchestrale in luogo del pianoforte, nella notevole entità delle "borse" (per dirla in gergo pugilistico) e nel prestigio di una giuria (Beatrice Bianco, Giancarlo Landini, Alberto Paloscia e la direttrice dell'attività lirica della Fondazione Toscanini Cristina Ferrari) presieduta da una popolarissima stella della lirica mondiale come Katia Ricciarelli che sta il salto di qualità che ha consentito al "Labò" (organizzato da un comitato che da quest'anno vede la Toscanini unirsi agli Amici della Lirica e al Comune) di balzare nel gruppo di testa delle competizioni lirico-vocali italiane, raccogliendo 128 adesioni da diversi Paesi.
Un fattore chiave di questo successo sta anche nel fatto che, a dalla prossima stagione, i primi classificati potranno essere impiegati in ruoli da protagonisti nelle nuove produzioni liriche della Toscanini che debutteranno al Municipale.
Coi tre giovani finiti sul podio, la Fondazione ha certamente fatto un buon acquisto. Ma al Municipale abbiamo ascoltato degnissime cose anche dagli altri finalisti (giustamente la "madrina" Ricciarelli, invitata sul palco a fine serata, ha commentato: "Scegliere fra questi ragazzi, tutti bravi, è stato davvero difficile").
Come i tenori Hong Ji Hyoung, Choi Sung Soo e Chae Shin Young, che hanno riscosso caldissimi consensi dal pubblico (un pubblico non foltissimo ma vero, non una claque di amici e parenti), rispettivamente con una vibrante Pourquoi me reveiller, Ma se m'è forza perderti ed E lucevan le stelle. O come Choi Yun Jung, soprano lirico di bel timbro capace di scelte di repertorio molto fini (Non so le tetre immagini dal verdiano Corsaro), il soprano leggero Lee Se-Jin (aggraziata e delicata in Sul fil d'un soffio etesio) e il mezzosoprano Bai Yongxin (che, a dispetto di una cavata non imponentissima, sceglie l'Ulrica di Re dell'abisso per sfoggiare un registro grave bello e autenticamente contraltile).
Come il baritono Gabriele Ribis, unico italiano in finale: mozartiano vero, capace di una resa piena di brio di Hai già vinta la causa da Le nozze di Figaro. Come Lee Sang Jun, tenore dal bel colore vocale, assai apprezzato in Questa o quella.
Come il tenore Kang Chang Ryun, venuto a capo con bella disinvoltura dell'insidiosissima Romanza del fiore di Carmen, il suo collega Chae Kwan Seok e il baritono Park Joung-Min alle prese con superclassici come Che gelida manina e la scena della Morte di Posa del verdiano Don Carlo.
Una nota di merito anche per Sandro Bertolotti, un presentatore ideale: conciso, spigliato, preparatissimo, con la battuta sdrammatizzante sempre pronta. Esempio: una cantante, durante la prova, perde la collana e torna in camerino senza avvedersene. Il direttore Caldi se ne accorge e porge il monile a Bertolotti che lo riconsegna alla proprietaria.
Tornando alla ribalta dopo l'esibizione successiva, il presentatore domanda a Caldi con aria svagata: "Maestro, ha qualcosa per me? Gioielli, orologi? No? Peccato!".

Alfredo Tenni

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