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Venerdì 8 Novembre 2013 - Libertà

Marzano: «Non c'è amore senza errori»

Parla la filosofa che domani sera in Fondazione riceverà il Premio Pulcheria 2013

di DONATA MENEGHELLI
"Oggi so che la vita con le fiabe non c'entra niente. Che lui non può essere la risposta a tutto quello che non abbiamo avuto. Che non c'è amore senza attesa e senza errori. Che l'esistenza è piena di crepe". La filosofa Michela Marzano (inserita dal Nouvel Observateur fra i cinquanta pensatori più originali e fecondi del mondo) nei suoi libri parla spesso in prima persona. Ed è forse anche in virtù di questo che la celebre docente e saggista riesce ad agganciare testa e cuore di milioni di lettori. E' già un best steller (senza essere nato con l'intenzione di diventarlo) il suo ultimo libro edito da Utet L'amore è tutto: è tutto ciò che so dell'amore, il cui titolo è mutuato da un verso di Emily Dickinson ("That love is all there is/Is all we know of love").
La Marzano sarà a Piacenza, per parlare di amore e di donne, domani (ore 21 auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, via S. Eufemia 12) ospite d'onore di Pulcheria, il festival promosso dal Comune (assessorato pari opportunità) e diretto da Paola Pedrazzini. Nel corso della serata, introdotta da un'intervista condotta da Nicoletta Bracchi, direttrice del Tg di Telelibertà, a Michela Marzano verrà consegnato il Premio Pulcheria 2013.
La filosofia si associa solitamente all'astrazione, alla concettualizzazione, mentre lei propone una filosofia incarnata nell'esistenza. E anche i suoi libri di maggior successo partono dalla sua esperienza biografica.
«La scelta è cominciata con Volevo essere una farfalla. Ero alla ricerca di una scrittura più malleabile che mi consentisse di raccontare cose che avevo sperimentato personalmente, raccontando un'esperienza che potesse essere generalizzata e portata anche ad altre persone. La filosofia conta precedenti illustri: Sant'Agostino con le Confessioni, Rousseau, Montaigne».
Lei ha un rapporto molto stretto con i suoi lettori, quasi empatico. A cosa è dovuto?
«Penso si fondi sull'autenticità. Raccontare di sé non significa mettersi in vetrina, ma dire le proprie contraddizioni. E le persone riescono ad entrare in quella porta, in quelle ferite e ad appiccicarci pezzi della loro realtà».
Una contraddizione la propone Lacan in una definizione dell'amore che lei fa propria: "Amare è donare quello che non si ha a qualcuno che non lo vuole".
«L'amore accentua i paradossi dell'esistenza. L'amare qualcuno significa accettare la sua alterità, il non corrispondere alle nostre aspettative. Lo stesso vale per noi: amare implica l'accettazione dell'alterità dentro di noi».
Si passa dall'idea del Principe azzurro alla realtà concreta di un rapporto fatto di cose piccole piccole. Dall'idealizzazione dell'oggetto d'amore, all'accettazione dell'altro come soggetto che sfugge ad ogni schema.
«Idealizzare l'altro significa vederlo come qualcosa che possa riparare tutto quello che nella vita non è andato bene. E' perseguire un ideale di felicità permanente che non esiste e che ci impedisce di vivere istanti di gioia autentici».
L'edizione 2013 di Pulcheria è dedicata a "Femminile e maschile: forma mentis ed identità". Ma esiste uno specifico femminile, nell'amore ad esempio?
«Quando si parla di amore è una comune umanità che si esprime, poco importa che io sia omosessuale, etero, maschio, femmina. La grammatica è sempre la stessa. Essendo però nati in una cultura e avendo una storia, certamente la nostra identità di uomini e donne ne viene formata. Come donne siamo state formate da un certo racconto dell'amore che ci porta a determinate aspettative».
Lei da qualche mese è anche parlamentare. Come sta vivendo questa esperienza, da donna e da filosofa?
«Con disagio e sofferenza, perchè è un mondo di cui non faccio parte. A proposito di autenticità, in politica ce n'è poca; ci si fonde nel proprio gruppo e si smette di parlare con la propria soggettività e con quello spirito critico che insegno ai miei studenti. Si aggiunge l'aggravante che in Italia domina una forma di maschilismo ancora molto forte nelle gerarchie di potere».
Come si è sentita di fronte alla notizia di ragazzine che "scelgono" di vendere il proprio corpo, come si trattasse di qualcosa di esterno a loro e non di una parte costituente della loro identità?
«Si dà vera scelta quando ci sono alternative, invece queste ragazzine sono cresciute solo in un ambiente che ha detto loro: per fare successo, questa è la strada: l'uso del corpo. E' il sintomo di una società che ha la tendenza a mercanteggiare l'essere umano».
Il meccanismo del femminicidio ha a che fare con l'incapacità di amare?
«C'è bisogno oggi di riscrivere la grammatica delle relazioni affettive, perchè siamo tutti analfabeti a livello sentimentale. Oggi le donne sono spesso considerate quell'oggetto che colma la propria frattura narcisistica e quindi l'uomo abbandonato non tollera di essere lasciato solo, perchè l'altro era stato usato per colmare il proprio vuoto, come se avesse il potere magico di salvarci».

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