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Mercoledì 6 Novembre 2013 - Libertà

La malattia e la colpa nella "Colonna infame"

PIACENZA - Se c'è una malattia deve esserci un colpevole. È questo il principio che sta alla base del meccanismo del capro espiatorio nella Storia della colonna infame di Manzoni: non esiste epidemia che non sia stata provocata da un qualcuno, l'untore appunto, il nemico della società contro cui occorre aizzarsi e prendere provvedimenti. In gioco non c'è solamente la salvezza di una comunità, quella della Milano del Seicento in questo caso, ma anche il ripristino dell'equilibrio preesistente, il ritorno a una situazione di pace comune.
Lo ha spiegato dettagliatamente Monica Bisi, docente dell'università Cattolica di Piacenza che è intervenuta al terzo appuntamento della rassegna Fame e sete di giustizia: "La storia della Colonna Infame" di Alessandro Manzoni organizzata dalla Cattolica di Piacenza in collaborazione con la Fondazione di Piacenza e Vigevano sotto la direzione scientifica del docente Pierantonio Frare: insieme a lei, a far rivivere le parole scritte da Manzoni nel quarto capitolo della Storia della colonna infame, è stato Domenico Sannino nel ruolo di lettore.
«Nel caso di un'epidemia, c'è sempre una colpa sottesa» ha iniziato a spiegare Bisi, «se c'è una malattia per forza deve esserci un colpevole: si tratta di una mentalità diffusa già nel mondo classico ma non solo. Basti pensare all'episodio biblico dell'incontro di Gesù con un cieco: i discepoli di Cristo chiedono al Signore se l'uomo sia cieco perché ha peccato lui o i suoi genitori. È evidente dunque come dietro a una malattia per forza debba esserci una colpa».
È questo dunque lo schema basilare con cui il capro espiatorio prende forma: «All'inizio troviamo una società in crisi, nella quale tutti cercano le cause di questo male» ha continuato Bisi, «ma di fatto queste cause diventano immediatamente colpe e tutti cercano di individuare un colpevole che diventa vittima attraverso il sacrificio. Solo così si ristabilisce l'ordine sociale. Ecco ciò che accade nella Storia della colonna infame: i protagonisti Piazza e Mora sono gli infelici per eccellenza, le vittime volute, cercate e designate come del resto è anche Lucia nei Promessi sposi, vittima di tutti i personaggi tranne che di padre Cristoforo. Anche lei come Piazza e Mora non chiede altre vittime, ma anzi propone un modello di misericordia che possa rompere la catena delle violenze. Altrettanto fanno i protagonisti della Colonna infame che, come scrive Manzoni, «accettano quello che era inevitabile e dicono di morire solo per i loro peccati».

Parab.

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