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Lunedì 11 Novembre 2013 - Libertà

«Concilio a Piacenza: i suoi echi»

Con l'autrice sono intervenuti padre Mezzadri e don Maloberti per approfondire un arco di 50 anni
Presentato in Fondazione il libro scritto da Silvia Manzi

piacenza - "E voi vivetelo il Concilio, vivetelo il più possibile, giorno per giorno. Vivetelo seguendo le notizie trasmesse dalla stampa cattolica e dai mezzi radiotelevisivi; ma vivetelo soprattutto nella preghiera quotidiana e con lo sforzo di rinnovarvi nello spirito". Così nel 1962 l'allora vescovo monsignor Umberto Malchiodi salutava i fedeli prima di partire alla volta di Roma, per prendere parte al Concilio Vaticano II (1962-1965), destinato a cambiato la storia. Come nella nostra città se ne riverberarono gli echi è raccontato nelle pagine del libro Gli anni del Concilio a Piacenza di Silvia Manzi, edito dalla Nuova Berti e presentato all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano dalla stessa autrice insieme a don Davide Maloberti, direttore del settimanale diocesano "Il nuovo giornale", e padre Luigi Mezzadri, professore emerito della Pontificia Università Gregoriana e docente dell'Accademia Ecclesiastica di Roma. Proprio le pagine de Il Nuovo giornale, insieme a quelle del quotidiano "Libertà" hanno fornito a Manzi la materia prima, accanto ai documenti dell'Archivio vescovile, per la sua ricostruzione, con l'aggiunta delle testimonianze dirette raccolte attraverso interviste a monsignor Anselmo Galvani, a don Giancarlo Conte e al vescovo, monsignor Gianni Ambrosio, il quale a mezzo secolo dal Vaticano II auspica un bilancio che sia scevro comunque da "troppo affrettate interpretazioni": «Nella storia bimillenaria della Chiesa, cinquant'anni - osserva il presule - sono un periodo, tutto sommato, breve». Nella sua esposizione, padre Mezzadri ha richiamato come fossero occorsi oltre cento anni per attuare il Concilio di Trento. «Il libro ci racconta come eravamo». Possiamo così misurare la distanza tra l'oggi e il clima precedente il Vaticano II, rivelatosi, a dispetto di alcune infondate previsioni, «un evento che ha prodotto - ha sottolineato padre Mezzadri - decisioni epocali». Nel solco di quella straordinario cambiamento, padre Mezzadri ha collocato tanti gesti compiuti da Papa Francesco, fin dal suo primo affacciarsi, appena eletto, in piazza San Pietro, senza indossare la mozzetta rossa, «un indumento che ha il peso della storia, in quanto segno delle lotte tra papato e impero». Nel pontificato di Papa Bergoglio, padre Mezzadri vede «una ripresa dello spirito conciliare». Allo slancio iniziale del Vaticano II non corrisposero sempre, infatti, le concretizzazioni che le affermazioni di principio avrebbero richiesto: «La riforma liturgica necessitava di una fase due, ma è stata bloccata. Aspettiamo ancora il nuovo messale italiano» ha evidenziato padre Mezzadri. Tra le novità del Concilio, anche l'ingresso a pieno titolo della Chiesa del Terzo mondo, con figure quali monsignor Hélder Câmara. «Si sentiva il bisogno di una Chiesa che andasse verso la gente, di una Chiesa più coraggiosa e profetica che ci chiede di aprire le vele della nave di Pietro, per accogliere il vento nuovo».

Anna Anselmi

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