Lunedì 11 Novembre 2013 - Libertà
«L'amore può finire ma restiamo noi stessi»
Consegnato il Premio Pulcheria alla filosofa Michela Marzano che ha parlato di relazioni
di ELISA MALACALZA
Quando pronuncia il nome del marito, Jaques, i suoi occhi, mai quieti, sono ancora più neri e umidi, ancora più grandi, dietro agli occhiali, in quel visino piccolissimo, che si vede di primo impatto non aver mai amato le mezze misure. È a lui, «che quando mi ascolta mi dà sempre la sensazione che io dica cose importantissime», che la filosofa Michela Marzano, inserita tra i cinquanta pensatori più influenti di Francia dal Nouvel Observateur, dedica commossa il Premio Pulcheria 2013, in apertura del festival che quest'anno, fino al 16 novembre, propone l'analisi di una delle domande più antiche dell'umanità, e cioè quanto profonda e bella sia la mente delle donne. Il riconoscimento, consegnato dall'assessore comunale Katia Tarasconi, va a Jacques, che incarna l'amore «secondo la Marzano», ma va anche, e soprattutto, a tutte le donne, a quelle che stanno provando a uscire dalle tenebre, a quelle che vogliono rialzarsi, a quelle troppo a lungo perseguitate. «Non è amore ciò che uccide, la violenza è l'esatto contrario dell'amore, cancella l'altro e lo riduce a oggetto, perché è meglio distruggere l'altro che vederlo andare via - ha detto la docente e saggista -. Ci sono donne che confondono la violenza con l'attenzione e c'è tutta una grammatica delle relazioni da riscrivere, oggi».
La presentazione del suo ultimo capolavoro, L'amore è tutto: è tutto ciò che so dell'amore, edito da Utet, arrivato a quattro edizioni in un mese, ha riempito sabato sera l'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano: tantissime le persone rimaste in piedi ad applaudire l'autrice, che a 43 anni ha maturato una sfilza di esperienze così varia da poter essere difficilmente riassumibile. Ci proviamo: laurea alla Normale di Pisa, direttore del dipartimento di Scienze sociali alla Sorbona, tanti libri (chi non ha letto Volevo essere una farfalla lo faccia), commentatrice di "La Repubblica" e da quest'anno anche parlamentare in quota Pd («Sarei pronta a rifare l'esperienza politica? No»). Ma non solo: un'infanzia da bambina «obbidientissima», due matrimoni, un lungo faccia a faccia con l'anoressia («I dialoghi tra me e me sono i più duri»), un tentato suicidio, ma la voglia di amare, sempre, nonostante tutto.
Intervistata dalla direttrice di Telelibertà, Nicoletta Bracchi, la Marzano, con il suo sguardo sempre lucido e indagatore, ha parlato di sé, con arte, per spiegare sentimenti universali. La sua sembra una storia a lieto fine, ed è difficile non riconoscersi, tra le sue parole. «Ognuno ha le sue fratture e il vuoto che si porta dentro - ha precisato -, io ho avuto il disturbo del comportamento alimentare, ma tutti abbiamo una storia di dolore, ogni persona passa la vita a cercare di raggiungere l'idea che si è fatta di se stessa. L'essenza dell'amore è la libertà. Libertà di essere se stessi. Libertà di sbagliare e di farsi male. Libertà di rompere tutto e di ricominciare. Libertà di aver paura che tutto finisca, di fare di tutto perché non accada, di alzarsi il mattino sperando di ricevere qualcosa, di accettare di non ricevere niente. Quando io perderò la mamma perderò l'oggetto del mio amore, ma l'amore non cambierà, resterà all'interno di me».
E se dovesse perdere Jaques? «Non posso dire che la storia d'amore con Jaques non finirà mai, ma l'amore per Jaques durerà per sempre - ha spiegato -. Quando perdiamo l'oggetto del nostro amore, perdiamo tantissimo. Tutto. Tutto, tranne noi stessi. Una passione può finire, l'innamoramento può finire. L'amore no, l'amore non si merita. Accade. Oppure no. Non ha senso dire "Lui dovrebbe salvarmi, ripararmi" e far partire la lista delle recriminazioni infinite che alimentano il muro delle incomprensioni. Nessuno può riparare nulla e nessuno può fare un percorso al posto di un altro: mi capita ancora di incontrare mamme di ragazze con disturbi del comportamento alimentare, mi chiedono cosa possano fare. Io rispondo: "Lei non può fare nulla", che non vuol dire mettersi da parte».
Ma la differenza tra uomo e donna? «La razionalità non è né uomo né donna - ha precisato la Marzano -. Non credo che non ci siano differenze, ma credo anche che ognuno sia diverso da tutti gli altri: ed è questa la differenza più grande, non c'entra il sesso. Onestamente io mi sento più simile a Jaques che a una donna come Daniela Santanchè».