Mercoledì 30 Ottobre 2013 - Libertà
Volevo contribuire a un vero progetto partecipato di welfare per Piacenza
IL CASO FONDAZIONE
di CARLA CHIAPPINI
so che la Fondazione è investita da venti tumultuosi e, ora dopo tanti giorni, mi viene voglia di raccontare qualcosa alla mia città e alle tante belle persone della mia città troppo spesso silenti.
All'indomani delle mie dimissioni, mi aspettavo critiche e malevolenze di vario tipo. Se ci sono state, non le ho sentite.
Quello che non immaginavo, invece, erano le tante email, i messaggini affettuosi, le strette di mano, qualche abbraccio per strada di persone conosciute ma anche di tanti piacentini dai volti noti e meno noti.
Ovviamente mi sono sentita commossa e molto onorata. Poi mi è anche salito un sorriso silenzioso al pensiero di quello che hanno detto i miei figli all'indomani della fatidica decisione: - Ancora? Ma dai, mamma! -
Ebbene sì, accidenti, queste sono le mie terze dimissioni, credo le ultime perché dubito che qualcuno abbia ancora voglia di puntare su un cavallo tanto bizzarro.
Per la storia, semmai a qualcuno dovesse interessare, la mia prima volta è stata da consigliere regionale della Lega Dilettanti del Molise. Il Presidente aveva una gestione diciamo allegra della contabilità. Io però non lo sapevo, me ne ero già andata quando mi ero accorta che era un gran bugiardo. Tutto questo è documentato; tranne le bugie che, in realtà in confronto al resto erano ben poca cosa.
La seconda avevo fatto già carriera e me ne sono andata - inusualmente non rinnovata per la verità - dal Consiglio Direttivo del Settore Giovanile e Scolastico della F. I. G. C. e da un Presidente che intendeva istituire un bollino di qualità per le Scuole Calcio. Ma quando gli ho chiesto a quali requisiti dovesse rispondere la qualità, indignato aveva risposto: - Macché requisiti, sappiamo noi chi lavora bene! -. Poi anche lui ha dovuto andarsene ma non certo per colpa mia.
E infine, non ci volevano, queste ultime dimissioni. Le più difficili, nella mia città. In un ente tanto amato dal mio papà. Avevo un'idea fantastica - ma proprio in senso etimologico, cioè frutto di una fantasia - che non era quella di sedere su uno scranno, peraltro molto elegante, prestigioso e ben retribuito, ma quella di contribuire a un vero progetto partecipato di welfare per Piacenza. Per questa Piacenza che a volte è bella da commuovere e per quei piacentini dai volti puliti e seri che camminano numerosi sulle sue strade.
Ma ora, in chiusura, mi viene un dubbio terribile. È vero che non ho sentito cattiverie e maldicenze - forse anche perché non esco quasi mai e frequento luoghi molto poco mondani anche se molto istruttivi - è dunque vero che non ho sentito niente ma è anche vero che mi sono sfracellata un polso, da ferma, sotto la doccia di una delle più belle spiagge della Costa Azzurra. Chissà.