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Domenica 20 Ottobre 2013 - Libertà

«Semplici o complessi, i simboli della matematica seguono o anticipano l'evoluzione della società»

Al via con Bottazzini la diciottesima edizione dei Mercoledi della scienza

Hanno raggiunto i diciotto anni consecutivi, sono un piccolo record ma anche un vanto per l'ambiente culturale piacentino. Infatti i "Mercoledì della scienza" - sempre organizzati da "Dipartimento di matematica e fisica" del liceo Respighi e da associazione "Amici del liceo Respighi" con sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano - hanno saputo ringiovanirsi. Come dimostrato dagli argomenti dell'edizione 2013-14, sempre articolata in "La matematica e la vita quotidiana" fra ottobre e novembre 2013 e "Le nuove frontiere della scienza" dal marzo 2014.
Nella conferenza d'esordio relatore era Umberto Bottazzini dell'Università degli studi di Milano, docente di grande esperienza e di rilievo nazionale. Ha proposto un argomento quanto mai interessante, "I segni del tempo: storia dei simboli matematici" davanti ad un pubblico numeroso composto soprattutto da giovani che hanno riempito l'auditorium della Fondazione in via S. Eufemia 13. Moderatori erano il giornalista Ippolito Negri in rappresentanza degli "Amici del Respighi", Marina Avanzini docente nel medesimo liceo e Teresa Rulfi Sichel, curatrice della rassegna.
Non è vero - secondo Bottazzini - che la matematica sia una disciplina immutabile nel tempo, astratta e avulsa dal reale. Anzi è ad esso profondamente radicata tramite, per esempio, aspetti quanto mai evidenti e indicativi come appunto i simboli che connotano particolari aspetti del reale. Dai più semplici come quelli di addizione e sottrazione ai più complessi come radice, potenza o esponenziale, i simboli seguono o anticipano l'evoluzione della società. Sono indicatori attendibili delle modificazioni anche strutturali che coinvolgono il consorzio umano. Partendo da lontano rivelano, in trasparenza, il travaglio che ha portato all'elaborazione di elementi che dovevano descrivere le complesse vicende umane.
«Infatti - ha sottolineato Bottazzini - i simboli che usiamo noi risalgono addirittura all'India del I° secolo d. C. mentre i numeri negativi sono stati introdotti dai mercanti per identificare una mancanza. Invece il numero i è un'unità immaginaria, ci aiuta a risolvere equazioni di terzo grado, lascia increduli per le sue proprietà ma non ha riscontro in natura». E ancora: «In fisica la scoperta più importante sono i numeri complessi cioè formati da una parte immaginaria e da una reale. Hanno tuttora grande importanza per spiegare meccanica quantistica, onde elettromagnetiche, correnti elettriche o telecomunicazioni».

Fabio Bianchi

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