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Lunedì 1 Marzo 2004 - Libertà

Cremona: un gran conoscitore della fine ritrattistica di Tiziano

"Incontri d'arte" alla Ricci Oddi aperta dal critico Rebora

La conferenza di Sergio Rebora sul "Ritratto del cav. Giuseppe Bianchi", dipinto da Tranquillo Cremona nel 1872, ha inaugurato ieri mattina alla Ricci Oddi il nuovo ciclo di "Incontri d'arte", organizzato dalla Galleria d'arte moderna, in collaborazione con la Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Nell'aula didattica, di fronte ad un pubblico molto numeroso, il direttore Stefano Fugazza ha introdotto il primo incontro della serie, in programma fino al 28 marzo, dedicata all'analisi di importanti quadri del museo di via San Siro. Lo storico dell'arte Sergio Rebora, milanese, ma di origine piacentina, ha scelto di analizzare uno dei dipinti di Tranquillo Cremona esposti nella "Sala degli Scapigliati", rimasto inedito fino all'acquisto da parte di Ricci Oddi nel 1922. Il mecenate piacentino favoriva infatti la massima divulgazione pubblica della sua collezione e così il quadro cominciò ad essere pubblicato negli anni '20-'30, anche se la prima lettura critica si deve a Ferdinando Arisi, molto tempo dopo.
Nel quadro, il ricco agente di commercio genovese è colto di tre quarti, al centro della scena, in un abbigliamento che denuncia la finalità autocelebrativa del committente, lo stesso Bianchi o forse, secondo un'ipotesi avanzata da Rebora, il nipote Alberto G.B. Ricchini, nella cui villa a Cornigliano lo zio settantottenne posò per il ritratto. Lo studioso ha evidenziato come anche quest'opera di Cremona testimoni la sua profonda conoscenza della pittura veneta del '500, in particolare della ritrattistica di Tiziano. Sul grande protagonista della Scapigliatura pesano ancora troppi luoghi comuni, dei quali Rebora ha dimostrato l'inconsistenza. Cremona scelse infatti una condotta di vita personale molto spregiudicata, lontana dalla morale corrente, ma su questo unico dato oggettivo sarebbe stata costruita una biografia un po' fantasiosa. Rebora ha spiegato come il pittore appartenesse ad una notabile famiglia pavese, economicamente decaduta, ma imparentata con l'alta borghesia della Bassa Lombarda.
Sui rapporti con Genova ebbe un ruolo importante il mecenate Giuseppe Pisani Dossi, padre dello scrittore Carlo Alberto (noto con lo pseudonimo Carlo Dossi), che condivise lo stesso ambiente culturale di Tranquillo Cremona e probabilmente favorì l'incarico ad "un artista di estrazione lombarda e non piuttosto ad uno degli autorevoli specialisti" della Genova del periodo, "come ad esempio l'accademico Giuseppe Isola o il più giovane Nicolò Barabino".
Cremona si formò a Pavia e nelle aule delle Accademie di Venezia e Milano, allievo di Giuseppe Bertini, sul cui magistero innovatore Rebora si sofferma anche nel saggio su Francesco Valaperta, quarto quaderno della Ricci Oddi, presentato nei giorni scorsi. Fu dunque un pittore attento al nuovo, ma profondo conoscitore del passato e, contrariamente al divulgato cliché dell'artista incompreso, venne apprezzato da una parte non trascurabile della critica.

ANNA ANSELMI

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