Lunedì 28 Ottobre 2013 - Libertà
«Siate missionari a Piacenza con chi arriva da lontano»
Daniela Marchi e Giuseppina Fiorani ricevono l'Angil e rilanciano chiedendo una comunità più aperta verso i migranti e i loro bisogni
Piacenza - C'è chi parla tanto, chi invece tanto fa e ne parla poco. Le due missionarie laiche, Giuseppina Fiorani e Daniela Marchi, che ieri mattina sul sagrato della cattedrale di Piacenza hanno ricevuto l'Angil dal Dom 2013 appartengono a questa seconda categoria. Ce n'è voluto per far accettare loro un premio che hanno ritirato solo, non a titolo personale, ma a nome di tutti i missionari laici che operano in Brasile. E questo si sapeva, così come che le due missionarie piacentine non amano la ribalta e neppure i discorsi ufficiali. Eppure, una volta davanti al microfono, sollecitate da Rita Nigrelli, non le hanno mandate a dire e non è stato solo il Brasile a farla da protagonista.
In particolare la fiorenzuolana Daniela Marchi ha lanciato una stoccata alla società piacentina, sulla stessa linea evidenziata poco prima dal vescovo Gianni Ambrosio e dall'assessore Pierangelo Romersi.
«Io oggi sono rientrata dalle missioni in Brasile - dice Daniela - ma anche qui da noi c'è da lavorare e c'è bisogno di nuovi volontari». Daniela parla dei migranti e della loro accoglienza. «Penso che sia un settore di lavoro molto interessante e che richieda attenzione perchè le esigenze e le difficoltà sono grandi. Penso anche che ci sia bisogno di più apertura da parte nostra». Insomma, con i migranti si parla tanto ma a Piacenza e provincia c'è ancora tanto da fare ed oggi il terreno di missione è qui da noi. Poi ricorda il suo Brasile: «La mia esperienza a Picos è stata importante anche perchè a livello locale ha smosso un poco di volontariato cercando di rendere la Chiesa, intesa come laici e sacerdoti, tutti più autonomi. Quello che i sacerdoti hanno fatto in modo che si creasse un clero locale, noi laici abbiamo agito affichè ci fossero volontari locali che potessero mandare avanti il lavoro di fronte ai disagi, alle difficoltà, alla discriminazione della donna, a quella razziale».
Giuseppina Fiorani ringrazia la Fondazione di Piacenza e Vigevano e dice subito che l'Angil è un premio che non merita: «Lo ritengo dato al lavoro e al servizio che sto svolgendo in Brasile, è un lavoro che ritengo una missione ed anche uno stile di vita, un cammino che ogni giorno cresce per incontrare l'altro». «Grazie a coloro che mi hanno aiutato in diversi modi - continua - e che tuttora mi accompagnano». Ricorda le persone di Roraima (la diocesi brasiliana in cui opera) «che saranno contente di questo premio». «Questa giornata è per me anche una festa - osserva - perchè ho rivisto tante persone care anche della Cattolica di Piacenza, di Milano e di Brescia (Giuseppina lavorava in Cattolica, ndr.). E' una festa che fa bene al cuore perchè io sono andata via ma qui ritrovo ancora tutti gli amici di prima con più allegria, ritrovo i miei nipoti che ringrazio perchè mi sono di sostegno».
Sul sagrato del Duomo e nella piazza sono un centinaio le persone fermatesi per la premiazione. Per lo più amici delle due missionarie, ma anche diverse autorità, come il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Filippo Fruttini, e la comandante della polizia municipale di Piacenza, Renza Malchiodi. In rappresentanza del sindaco Paolo Dosi e dell'amministrazione comunale c'è l'assessore Pierangelo Romersi in fascia tricolore. «Questo premio è contagioso - dice -, ci interroga come comunità e ci ricorda di una città che deve essere aperta all'accoglienza. Così come noi abbiamo piacentini nel mondo che vengono accolti, allo stesso modo dobbiamo accogliere le persone che vengono a Piacenza». L'insegnamento delle due missionarie: «Hanno cambiato stile di vita scegliendo di donarsi completamente agli altri. Una scelta che possiamo fare anche qui a Piacenza, ognuno nel suo ruolo. Penso che questo premio sia un aiuto per la nostra città».
L'assessore Pier Paolo Gallini, in fascia azzurra, porta il «saluto di tutta l'Amministrazione provinciale e di tutta la Provincia di Piacenza». «Oggi noi riconosciamo valori profondi e veri che hanno rappresentato le radici della nostra comunità - osserva -; questi valori sono un richiamo alla tradizione e all'importanza della tradizione nel fare in modo che la società possa guardare con speranza alle sfide che ci aspettano».
Federico Frighi