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Martedì 29 Ottobre 2013 - Libertà

«Fondazione, un'emergenza continua»

Scaravaggi replica alle critiche. L'istituto risulta tra i più "risparmiosi" sui costi interni

Bella poltrona, ma scomoda oltre misura in questi tempi recessivi e sospettosi. La presidenza della Fondazione di Piacenza e Vigevano, che corona la carriera di personalità di un certo peso nella comunità piacentina, può rivelarsi meno luccicante del previsto. Più oneri che onori. Dopo un'elezione tribolata, dopo il licenziamento del direttore per questioni di fiducia e un'operazione un po' misteriosa con fulmineo dietrofront sui titoli in trasferta, dopo una convocazione del parlamentino sospesa per vizio di forma, per Francesco Scaravaggi - in carica da marzo - arriva il tempo delle critiche dalle fila degli amici.
Presidente Scaravaggi, quest'inizio di presidenza non le risparmia nulla, anche il fuoco amico di chi parla di mancanza di "visione" su patrimonio ed erogazioni.
«Guardi, da quando sono in carica ho dovuto affrontare situazioni per aggiustarle e migliorarle. Una dopo l'altra. Dopo la mia elezione difficile alla presidenza c'è stato il bilancio, eravamo al filo, già pronto da votare, anche lì problemi. Poi le audizioni pubbliche, poi il comportamento del direttore precedente, ora c'è il nuovo da pochi giorni. Fino adesso qui si sono dovute affrontare delle emergenze. E lo confesso, non mi aspettavo una situazione simile. D'altra parte, visto che ci siamo, bisogna pedalare. Adesso c'è il documento programmatico. Tutto questo ha impedito di migliorare tante cose in Fondazione, più istituzionali. La faccenda del direttore è frutto di un'autotutela e ci fa drizzare le antenne sul fatto che dobbiamo essere più protetti. Il mondo è cambiato. L'impostazione della mia governance, d'altra parte, è di fare quello che viene condiviso, non quello che il presidente vuole. Ma mi sto accorgendo che si sta passando da un assetto presidenziale a uno parlamentare».
Vuol dire che il suo consiglio generale finisce per assomigliare a un consiglio comunale?
«Un po' sì. Salta fuori anche quest'accusa di mancanza di visione. Io però ringrazio chi critica, così considero il problema e posso migliorarlo».
C'è anche una buona notizia fresca di giornata, sono usciti i compensi degli organi interni delle 67 Fondazioni bancarie italiane maggiori. La nostra, con 419 milioni di patrimonio, è nella fascia medio-bassa, più meritoria, spende solo lo 0,10 per cento, contro il Banco di Sicilia che spende lo 0,53. La più virtuosa è Compagnia San Paolo, con lo 0,2 per cento. Tuttavia ha destato una certa perplessità la nuova assunzione di un architetto.
«Sì, in quanto alla classifica siamo nella fascia bassa. E' un fatto molto positivo. Per il resto, stiamo vedendo un rimodellamento degli organismi dopo la vicenda del precedente direttore. E vero, c'è stata un'assunzione, ci stiamo lavorando su. Studiamo meglio competenze e ruoli. E va detto che l'aspetto degli immobili per noi è abbastanza problematico».
Fra pochi giorni si terrà la seduta del consiglio generale per parlare del documento triennale. Perché è stato sospeso e riconvocato?
«Non siamo stati bravi all'ultimo consiglio, non è dipeso da me ma è partita una convocazione tardiva. Ho dovuto sospendere. Riprenderemo nelle formalità giuste. Anche se io non credo poi molto alle formalità».
Cosa può anticipare sui contenuti del piano? Sulle erogazioni?
«Ne parleremo dopo il consiglio, ma nell'anima del nuovo documento programmatico si è tenuto conto di una certa continuità con le previsioni precedenti e si è usata molta prudenza nell'agire per i prossimi programmi».
E il patrimonio, come lo state difendendo?
«Stiamo lavorando alla ristrutturazione finanziaria su diversi settori».

trizia Soffientini patrizia.soffientini@liberta.it

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