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Giovedì 19 Settembre 2013 - Libertà

Sara: «Nelle scuole a lavare i bambini»
Con Kamlalaf tra i poveri dell'Africa

Una vita che cambia in poche settimane. Le regole stradali, la società, il cibo e le tradizioni, niente è più come prima. Nemmeno il senso di solidarietà verso il prossimo, che diventa più forte e ti spinge ad aiutare coloro che sono davvero i meno fortunati al mondo. Esattamente quello che hanno provato i ragazzi che l'estate scorsa hanno passato un periodo nel continente africano grazie ai viaggi organizzati Kamlalaf, l'iniziativa avviata dal Comune di Piacenza (con il sostegno dei tre sponsor Fondazione di Piacenza e Vigevano, Tecnoborgo e Bilanciai Associati) e dedicata al turismo responsabile e consapevole che, attraverso l'esperienza del viaggio in terre esotiche, si prefigge lo scopo di promuovere l'incontro e la solidarietà tra Nord e Sud del mondo, nonché la sensibilizzazione dei giovani alla cittadinanza attiva ed alla conoscenza delle attività umanitarie in ambito internazionale. I giovani hanno potuto raccontare ai cittadini le loro esperienze martedì sera, nel corso dell'incontro "Cose dell'altro mondo. Kamlalaf si racconta" tenuto in piazzetta Pescheria, introdotti dall'assessore alle politiche giovanili Paola Beltrani e da Paolo Strona di Africa Mission - Cooperazione e sviluppo. Attraverso parole e immagini hanno portato la loro testimonianza di vita in Burundi, Uganda e Senegal. Dove tutto è diverso dall'Italia.
«Appena arrivati lo abbiamo constatato immediatamente - ha detto Sara rientrata dal Burundi - perché là si guida sul lato destro della strada e non ci sono regole stradali o urbanistiche. In seguito, facendo un giro nelle slam, le loro città, abbiamo imparato i tradizionali balli ed apprezzato l'artigianato locale». Principalmente però, il viaggio è servito per conoscere e partecipare alle attività di gruppi umanitari che da anni prestano servizio in quei paesi, come Africa Mission - Cooperazione e sviluppo, Gruppo Kamenge e Diaspora Yoff. «Siamo andati nelle scuole - ha continuato Sara - a dar da mangiare ai bambini ed a lavarli, erano coperti solo da una pelle di capra». Michela e Sara hanno invece scelto come meta l'Uganda e sono state colpite da due cose. «La prigione di Moroto - secondo Sara - perché nei comportamenti delle persone non si nota la disperazione, ma una grande dignità». A Kampala invece le due ragazze sono venute a contatto con le missioni umanitarie in favore dei poveri, «soprattutto quella di Africa Mission, con la quale abbiamo stretto un gemellaggio e che ci ha permesso di dare aiuto ad alcuni bambini tetraplegici con cibo e acqua».

Gabriele Faravelli

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