Lunedì 31 Maggio 2004 - Libertà
Giardini aperti, oltre 600 visitatori
Un successo l'inaugurazione della manifestazione decennale organizzata dal Fai. Un'occasione che ha sottolineato l'importanza di una cultura di conservazione del paesaggio. Da Villa Paolina del Montale a Villa Bellaria di Rivergaro
La quiete inaspettata a pochi passi dal traffico incessante della via Emilia o uno sguardo incantato dalle colline che dominano Rivergaro, tra i meandri del Trebbia: due accoglienti giardini privati che centinaia di persone ieri hanno potuto visitare grazie alla delegazione piacentina del Fai (Fondo per l'Ambiente Italiano) e alla Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Ad inaugurare "Giardini aperti", manifestazione decennale nella nostra provincia, è intervenuto il capo delegazione Domenico Ferrari, ringraziando volontari e proprietari che, con la loro disponibilità, hanno reso possibile l'iniziativa. Alla fine dell'intensa giornata, prolungatasi oltre l'orario previsto per permettere anche agli ultimi gruppi di accedere ai giardini, erano stimate oltre 600 presenze.
Soddisfatto il delegato Silvano Locardi, che ha trascorso l'intera giornata a Bellaria di Rivergaro, constatando un flusso costante di arrivi, fin dalla mattina. Il Fai ha voluto sottolineare l'importanza di una cultura di conservazione che coinvolga nei fatti e non solo a parole anche il paesaggio. Da qui l'idea di mostrare aree verdi di qualità, sconosciute ai più (anche perché private), ma ricche di sorprese, soprattutto se le si impara a guardare con attenzione. Ad aiutare i visitatori hanno provveduto le guide botaniche Fai e, a villa Bellaria, gli studenti del master in Architettura del Paesaggio della Fondazione Minoprio. Il programma comprendeva due tappe: a Villa Paolina al Montale e a Villa Bellaria a Rivergaro. Due esempi molto diversi di intendere il rapporto tra architettura e natura.
Nel caso di Villa Paolina (edificio sorto alla fine del '700 come residenza dei conti Marazzani Visconti e passato ai primi del '900 ai nobili Fioruzzi, che incaricarono Giulio Ulisse Arata di un vasto restauro), il giardino si riduce a due semplici aiuole simmetriche, delimitato sullo sfondo dalla siepe a forma di esedra. Due statue allegoriche, quattro putti e una fontana introducono all'incontro con il parco, dove alcuni alberi monumentali di rara bellezza (un boschetto di farnie e un grande platano) diventano protagonisti di un insieme dal disegno lasciato libero, secondo i dettami romantico-ottocenteschi.
Tra le particolarità, una presenza esotica, l'albero dei tulipani, più facile da incrociare nei pressi delle ville dei laghi lombardi che non nel piacentino. In gran parte giocato sulle essenze mediterranee invece il giardino di Villa Bellaria, restaurato ed ampliato nel 1990 dalla paesaggista Anna Scaravella. Il progetto che aveva conferito una decisa fisionomia all'esterno della villa risaliva all'inizio del XIX secolo, quando venne deciso di impiantare sul lato sud pini marittimi, palme, olivi, corbezzoli, allori e melograni, ottenendo l'effetto di avere un angolo di Toscana o di Provenza in Valtrebbia.
Nel giardino a picco sulla strada, il restauro ha ricostituito i parterre, tra i profumi di fiori ed erbe aromatiche, rispettando le piante secolari ad alto fusto. Tre belvedere delimitati da basse siepi miste (biancospino, alloro e nocciolo) consentono diverse relazioni visive con il paesaggio circostante. Dalla parte opposta rispetto all'abitazione, si sviluppa prima un romantico discorso di parterre sinuosi, vialetti, boschi di bambù, cipressi, tassi e palme, che immettono al giardino terrazzato, di nuovo impianto, con la piscina.
ANNA ANSELMI