Lunedì 23 Settembre 2013 - Libertà
Nasce il Museo di Piacenza
Collezioni archeologiche in mostra permanente a Palazzo Farnese.
Presentato in anteprima a chiusura del Convegno internazionale di Studi Veleiati
piacenza - Il primo a tentare l'ardua impresa fu il duca Ranuccio II alla fine del Seicento. Ma solo oggi si può dire che il "Museo di Piacenza" e soprattutto la sua controversa storia diventano realtà attraverso una sezione permanente allestita all'interno di Palazzo Farnese. La nascita del Museo di Piacenza tra antiquaria e archeologia è il titolo della collezione che ieri mattina è stata presentata in anteprima dalla sua curatrice Annamaria Carini a conclusione (degna, indubbiamente) dell'interessante Convegno internazionale di Studi Veleiati svoltosi venerdì e sabato a Veleia.
Il motivo è presto detto: la mostra, destinata appunto a essere iscritta fra quelle permanenti allestite a Palazzo Farnese grazie a Ente Farnese e Fondazione di Piacenza e Vigevano, raccoglie infatti una serie di reperti di piccolo formato di proprietà civica con un particolare occhio di riguardo verso gli oggetti delle collezioni di Giuseppe Poggi e Bernardo Pallastrelli, che con le loro donazioni furono gli artefici della nascita del museo e che risultano strettamente legati alla storia di Veleia.
Ecco allora l'idea di presentare al curatore del convegno veleiate Pier Luigi Dall'Aglio e agli altri esperti intervenuti una collezione che prossimamente verrà consegnata ufficialmente anche alla città: nel frattempo però l'anteprima ha offerto l'occasione, come ha evidenziato l'assessore Tiziana Albasi, «di omaggiare la memoria dei diversi collezionisti ed eruditi che nei secoli si sono impegnati sia nell'intento di valorizzare Veleia che in quello di creare il Museo di Piacenza».
«La storia delle collezioni civiche parte dagli anni Quaranta del Settecento con l'impegno del canonico Chiappini nel raccogliere diverso materiale epigrafico e non solo» ha spiegato Carini. «Già alla fine del Seicento il duca Ranuccio II fa raccogliere il materiale epigrafico piacentino con l'obiettivo di radunarlo, ma dopo la sua morte si assiste a una dispersione ancora più profonda».
C'è da attendere il 1868 per una istituzione, solo formale tuttavia, del museo con una delibera che cita anche gli scavi di Veleia e che di fatto cerca di sancire una tutela piacentina sul sito archeologico della Valdarda: è il 1885 quando il Museo viene concretamente creato nella sede della Biblioteca Passerini Landi, salvo poi spostarsi nel 1903 a Palazzo Gazzola. Nel frattempo la collezione si è arricchita: «Ne entrano a far parte le donazioni che arrivano alla biblioteca comunale o che risultano in deposito al Museo Civico - ha continuato Carini -, quelle di Giuseppe Poggi che tanto si è impegnato per far tornare a Parma i modelli bronzei trasferiti a Parigi e di Bernardo Pallastrelli del quale sono esposte le asce in pietra verde, rame e bronzo e delle ceramiche preromane».
A costituire l'interessante corpus della collezione sono anche delle chiavi, degli oggetti scrittori o di ambito militare, dei balsamari e dei vaghi di collana.
«Questa mostra rappresenta il coronamento ideale di un convegno che non si è incentrato solo su Veleia, ma ha anche evidenziato l'esigenza di valorizzare questo sito e di farlo conoscere sempre meglio» ha commentato Dall'Aglio. «Questa era la nostra sfida». Evidentemente è stata vinta.
Betty Paraboschi