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Domenica 15 Settembre 2013 - Libertà

Il Po visto dall'uomo medievale

Sul lungofiume l'iniziativa archeologica di Arti e Pensieri

piacenza - Una forgia medievale a illuminare la notte si è materializzata lungo la riva del Grande Fiume, a suggellare nel buio l'intenso pomeriggio che ha chiuso la parte all'aperto del ricco programma de Il Po ricorda, l'iniziativa ideata e organizzata dall'associazione Arti e Pensieri, in collaborazione con il Comune, con il patrocinio di Veglie francigene, Feisct, Associazione europea delle Vie Francigene, con il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano, Consorzio di bonifica e con la partecipazione di Società canottieri Vittorino, Greenet e Le Qoche. La manifestazione tornerà il 18 ottobre alle ore 16 nel museo archeologico di Palazzo Farnese per un incontro che fornirà una sintesi complessiva delle tematiche affrontate, a partire appunto dai reperti custoditi nella raccolta.
L'altro pomeriggio, nella presentazione multimediale a cura di Noemi Pisati, sono state portate all'attenzione tre spade longobarde affiorate dalle acque del Po e realizzate con la tecnica del damasco saldato della quale hanno poi offerto una dimostrazione pratica Massimiliano Bertuzzi, piacentino, architetto, con studio a Thiene, e il fabbro d'arte veneto Enrico Todesco, utilizzando la ricostruzione filologica di una forgia medievale costruita per l'occasione, con in più un incudine originale dell'età di mezzo. L'attrezzatura ha consentito ai due esperti di illustrare passo dopo passo come i longobardi lavoravano più strati, alternativamente, di acciaio e di ferro, intrecciandoli poi e ribattendoli a caldo per arrivare a raggiungere in coltelli e spade la massima resistenza a flessione, ottenendo inoltre la caratteristica superficie della lama marezzata in una perfetta corrispondenza di forma e funzione. Bertuzzi, che per imparare i segreti dell'antica lavorazione ha seguito anche un corso dai maestri artigiani del castello di Helfštýn, nella Repubblica Ceca, si è soffermato sui passaggi chiave dell'evoluzione della metallurgia, con i fondamentali capitoli scritti nel Sud dell'India, dove nel 300 A. C. si ottennero i primi esempi di damasco "a crogiolo" detto wootz, e nel Medio Oriente, dal quale fino al VII secolo l'Europa importava il damasco "a pacchetto", tecnica adottata dai longobardi per ottenere manufatti in cui la durezza dell'acciaio si sommava alla resilienza del ferro, con in più elaborate texture di forte impatto estetico.
Il pomeriggio sul Lungopo si era aperto con l'esposizione di come l'uomo medievale vedeva il fiume, spesso considerato come un minaccioso ricettacolo di creature mostruose e dunque un nemico da temere. Vari laboratori hanno quindi preso in esame diverse tecniche artigianali, legate al paesaggio rivierasco e alle sue risorse, dall'intreccio di fibre e rami di salice alla tintura naturale di stoffe, agli impasti di creta per modellare e decorare recipienti, mentre un'ornatrix abbigliata da romana ha consentito al pubblico femminile di ogni età di truccarsi come una matrona dell'epoca. Molto apprezzata anche l'esibizione del maestro falconiere Marco Cavozza, con i suoi rapaci addestrati, che hanno attirato l'attenzione di grandi e piccini sulla pratica venatoria diffusa in Europa dal tempo di Carlo Magno in avanti e teorizzata da Federico II. All'impianto della Finarda è stato possibile visitare la mostra sul Po, il cui passato è emerso inoltre nei filmati del Cineclub Piacenza, selezionati da Enzo Latronico e proiettati sul lungofiume, dove l'archichef Paola Lavezzi, architetto, e Le Qoche hanno allestito una degustazione di piatti medievali. La musica di Mirco Mungari ha invece accompagnato tra i brani delle vie della fede. A ribadire il significato del progetto, le parole dei figuranti del corteo medievale che in chiusura ha reso omaggio al Po e alle mille vicende di cui è stato testimone nei millenni, nella performance dei Ragazzialmuseo.

Anna Anselmi

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