Giovedì 12 Settembre 2013 - Libertà
«La nostra musica aggiorna la tradizione»
Parla Mariano Speranza, fondatore della Tango Spleen Orquesta stasera a Palazzo Rota Pisaroni
valtidone festival Con la famosa formazione italo-argentina in palcoscenico ci sarà anche il soprano Ivanna Speranza
DI PAOLO SCHIAVI
La Tango Spleen Orquesta, una delle più famose e quotate formazioni di tango a livello internazionale, è in concerto stasera alle 21.15 nel cortile di Palazzo Rota Pisaroni (Auditorium della Fondazione in caso di maltempo) per il terzultimo appuntamento del Valtidone Festival oltre a figurare nella rassegna della Fondazione Note d'estate. Il gruppo vede Silvio Jara alla chitarra, Giampaolo Costantini e Francesco Bruno al bandoneon, Andrea Marras al violino, Elena Luppi alla viola, Gian Luca Ravaglia al contrabbasso, Ivanna Speranza alla voce come ospite speciale e il fondatore Mariano Speranza a piano, voce e direzione. È lui a raccontarci chi è e come suona la sua Tango Spleen.
Mariano, guida una formazione giovane ma che ha saputo farsi strada molto rapidamente.
«Credo che la ragione di questi risultati sia da rintracciare nelle motivazioni profonde che hanno portato alla nascita del progetto, spinta dal mio bisogno di esprimermi puntando ad un obbiettivo artistico alto, un'urgenza che ho sentito dopo essere immigrato in Italia e in seguito al fortunato incontro con ottimi musicisti, in arrivo da varie parti di Italia e dall'Argentina. L'idea è portare alla luce quelle facce della nostra cultura e del linguaggio del tango che normalmente rimangono un po' in ombra. Un altro elemento vincente è il rapporto col pubblico: veneriamo chi ci segue, ascoltatori e ballerini».
Al di là delle radici anagrafiche, che caratteristiche deve avere un buon musicista di tango?
«Deve amare in maniera intima e sentita la musica popolare, suonare ogni nota con uno sguardo diverso rispetto alla musica "d'accademia". La conoscenza del linguaggio è importante, ma quello si può imparare. Non si impara invece a sentire la musica come una necessità, a suonare un brano in un modo o in un altro: fare delle scelte è per noi necessità sociale e spinta motrice».
Come gestite il confronto tra tradizione, classicità e linguaggi contemporanei?
«Il linguaggio del tango ha un suo fascino dovuto anche alla presenza di codici radicati, che permettono di trovare un punto di accordo per partire. Ciascuno di noi porta però con sé un gusto personale, una sua propria visione della musica contemporanea popolare e questo è l'arricchimento più interessante che possiamo portare al genere: un'idea già contenuta nel nostro nome. Lo "Spleen" che cantava Baudelaire è il sentimento che mi ha spinto a formare il progetto e caratterizza la mia filosofia di vita. Per me è il non trovare mai "il vestito adatto": non un fatto negativo, ma una "non conformità" che diventa motore della ricerca di una chiave espressiva personale. "Spleen" è una parola che ha affascinato molto il mondo latino, quello del tango e quello della poesia: una forma di semplice malinconia, un modo di porci verso noi stessi, verso il mondo e verso la musica, intesa come una missione».
Alla voce, avrete come ospite il soprano argentino Ivanna Speranza. Ci può raccontare la genesi di questa collaborazione "familiare" e il valore aggiunto dalla sua presenza?
«Il valore sta nella bellezza della sua voce: Ivanna è mia sorella, ma ovviamente non lo dico per questo. Piacenza la conosce, ha partecipato più volte al Valtidone Festival. Il progetto che proponiamo stasera è particolarmente interessante: cerchiamo di percorrere strade nuove per arrivare a qualcosa di inedito, rivisitando la tradizione attraverso arrangiamenti nuovi e particolari, suonando molti brani poco famosi, tanti originali e anche qualche composizione di Piazzolla riletta però in maniera spiazzante e personale. Una chiave leggera, che guarda al ritmo, ad armonie popolari e contemporanee, basata su arrangiamenti ritagliati su misura della voce di Ivanna. Faremo qualche duetto, ma l'esito del confronto tra la sua impostazione lirica e la mia impostazione popolare sarà una sorpresa. Non mancheranno nel programma anche alcuni brani dalle danze tipiche del folklore argentino e l'invito naturalmente è a partecipare ballando, come accade solitamente ai nostri concerti».