Martedì 10 Settembre 2013 - Libertà
Fondazione, Scaravaggi arriva e convince
Il presidente non dà corso al previsto forfait: «Emozionato di tornare in questa nobile aula». Plauso bipartisan per la «bussola sul sociale». E annuncia l'uscita dalle funivie e una svolta per Santa Chiara
Ci ha ripensato Francesco Scaravaggi. L'indisponibilità a partecipare in consiglio comunale al dibattito sulla Fondazione di Piacenza e Vigevano e le sue strategie future è rientrata e così ieri pomeriggio il presidente dell'ente di via Sant'Eufemia è stato ascoltato da un'assemblea municipale che ha fatto capire di avere gradito ben poco il forfait comunicato inizialmente.
L'opera di convincimento messa in campo nelle ultime ore dal sindaco Dosi in persona risulta avere pesato nel ripensamento di Scaravaggi il quale, da parte sua, ha usato parole di estremo riguardo nei confronti dell'ente ospitante sui cui banchi era stato negli anni ‘90 nel ruolo di assessore all'urbanistica della giunta Vaciago: «Vi ringrazio per avermi accolto in questa nobile aula dove oggi ritorno con un po' di emozione, so bene che siete i rappresentanti della nostra gente, una responsabilità di fronte alla quale mi levo il cappello».
Premessa che ha indubbiamente contribuito a rasserenare il nervoso clima della vigilia dove c'è chi ha colto i velenosi strascichi di una tribolata elezione di Scaravaggi al timone della Fondazione, la scorsa primavera, in cui non erano mancate le ruggini tra il neo presidente e i rappresentanti nel consiglio generale di via Sant'Eufemia designati da Palazzo Mercanti.
L'ospite si è «giustificato» così per «l'andare e venire di questi giorni»: «Il mio consiglio generale non voleva lasciarmi venire all'audizione, perché le strategie future le stiamo ancora definendo e da me si aspetta sul punto delle risposte nelle sedi competenti prima di leggerle sul giornale. Poi ho capito che per non creare particolari situazioni che i cittadini non amavano, era bene esserci. Non ci ho dormito la notte, sono venuto per una questione di tranquillità sociale».
Rimane valido, d'altra parte, il vincolo di riservatezza sulle prospettive programmatiche che devono ancora trovare formalizzazione, dunque «già vi dico che potrò rispondere a tutte le vostre richieste», ha aggiunto Scaravaggi ricordando che la Fondazione «è un organismo privato no profit e autonomo».
Il presidente ha quindi tenuto un profilo prudente, ribadendo quanto già evidenziato al suo insediamento, e cioè che in tema di erogazioni «avrei voluto puntare la bussola sui bisogni sociali». Per tale ragione in questi mesi «abbiamo cercato di ascoltare i bisogni delle persone più deboli», ad esempio finanziando il fondo famiglie e interventi strutturali nei ricoveri per anziani.
L'attenzione» prioritaria rimane la stessa, il sociale. Il problema è che «il fieno in cascina non è tantissimo», se si considera che, dei 5,5 milioni di euro di disponibilità per le erogazioni nell'anno in corso che Scaravaggi ha trovato in eredità dalla precedente gestione targata Giacomo Marazzi, «da maggio a oggi ne abbiamo distribuiti di più, in percentuale, che in tutto il 2012».
Tante più risorse ha da mettere in campo la Fondazione quanto più frutta il suo patrimonio. Oggi è di 375 milioni di euro. Trovare investimenti sicuri e redditizi è un'impresa in anni di rovesci e di grande volatilità dei mercati finanziari. «Dobbiamo ridurre il più possibile i rischi», è l'imperativo del presidente che ha confessato - lui, ingegnere che per 40 anni si è destreggiato su terreni di tutt'altro genere - di avere iniziato a leggere Il Sole 24 Ore: «Non bisogna lasciarsi incantare dalle facili promesse» di guadagno perché «voglio dormire di notte, è la mia preoccupazione principale, frazionare al massimo gli investimenti» rivolgendosi a operatori affidabili e a prodotti finanziari di rendimento magari non stratosferico, ma garantito.
Di scottature in via Sant'Eufemia se ne sono prese nel corso degli anni. Operazioni infelici nelle gestioni Mazzocchi, dalle azioni delle funivie di Marileva al progetto dell'aeroporto di Venezia, e in quelle Marazzi come l'ingresso nel capitale di Banca Monte di Parma. «Sta maledetta Marileva è stata risolta, i soldi che ci avevamo messo sono tornati indietro», ha fatto sapere Scaravaggi sollecitato in proposito da Erika Opizzi (Fdi).
Anche per certi sfortunati investimenti immobiliari, come l'acquisto del Pio ritiro Santa Chiara, 14mila metri quadrati in stradone Farnese destinati a rimanere inutilizzati in ragione di un vincolo che scadrà solo nel 2065, «ci stiamo lavorando», ha annotato il presidente rispondendo a Tommaso Foti (Fdi). Sul punto è stato Stefano Pareti, consigliere di amministrazione della Fondazione dal quale il presidente si è fatto accompagnare, a entrare nel merito spiegando che, secondo uno studio legale di Modena a cui è stato richiesta una specifica consulenza, il nodo del vincolo può essere risolto senza che serva una legge del parlamento, strada che sembrava obbligata e che era stata sperimentata sin qui senza successo: basterebbe un accordo di natura amministrativa da sottoscrivere per vie sicuramente più brevi tra gli enti coinvolti in sede locale, vale a dire, oltre a via Sant'Eufemia, il Comune e l'Asp a cui il ritiro Santa Chiara fa capo.
Il presidente ha anche confermato l'intenzione di sostenere il mondo dell'impresa, settore che pure lo statuto interno non contempla tra quelli di intervento diretto. E' allo studio la possibilità di una modifica statutaria. Per il momento si aggira l'ostacolo con modalità indirette, ad esempio finanziando progetti per chi ha perso il lavoro. Idem in materia ambientale: si agisce con iniziative collaterali.
Su quest'ultimo punto è stato Pareti a ventilare interventi sullo statuto che consentano alla Fondazione maggiori margini di manovra. La cosa non è piaciuta a Marco Tassi (Pdl) e Massimo Polledri (Lega) che, nel ricordare l'impegno di Pareti nel comitato per il Parco Pertite, hanno ammonito da un impegno di via Sant'Eufemia in campo ambientale che vada a discapito di altri settori.
Il plauso bipartisan del consiglio è andato invece a Scaravaggi, alle parole e ai toni usati. E il presidente ha garantito che la volontà della "sua" Fondazione è di «lasciare la porta aperta a tutti, non solo a quelli che vengono in giacca e cravatta». Tenendo fermo un metodo fatto di «dialogo e confronto».
Gustavo Roccella
gustavo.roccella@liberta.it