Giovedì 5 Settembre 2013 - Libertà
"L'altra opera" di Verdi è la terra
Successo per lo spettacolo con Biagiarelli e Fabiani a San Protaso
piacenza - Nella vita di Verdi, la terra è stata come un pentagramma. La capacità di comporre musica che ha eternato il nome del compositore, si è intrecciata alla sapienza nel nostro di tracciare architetture nelle campagne delle Terre Traverse, la pianura tra Piacenza e Parma, tra la Bassa e il Po. Lo spettacolo L'altra opera. Giuseppe Verdi agricoltore ha restituito al pubblico questo intreccio, in maniera meravigliosa, naturale, non artefatta.
L'altra opera è andata in scena in una cornice quanto mai adatta: la Casa della Memoria alla Casella del Frascale, in San Protaso (frazione rurale di Fiorenzuola). Si tratta della prima produzione teatrale dell'associazione di Aziende agricole Le Terre traverse, sostenuta da Fondazione di Piacenza e Vigevano, Camera di Commercio di Piacenza e Regione. Presenti tra il folto pubblico Stefano Pareti, responsabile cultura per la Fondazione, Angelo Dotti, presidente del Comitato Roncole Verdi, Carlo Ambroggi, amministratore di Villa Sant'Agata.
Straordinari i due attori marchigiani Roberta Biagiarelli (di casa ormai nel Piacentino) e Sandro Fabiani, che si sono trasformati anche in ricercatori: per quasi due anni hanno battuto i luoghi in cui Verdi visse, da Roncole a Villa Sant'Agata, ai suoi numerosi poderi, raccogliendo le voci della memoria popolare e i racconti di esperti come Corrado Mingardi e Giuseppe Martini. Il tutto si è fuso nell'efficace drammaturgia di Renata Molinari, impreziosita dal disegno luci di Giovanni Garbo e dalle musiche di Daniele Rossi, che ha scelto anche di inserire, insieme alle note operistiche, i suoni della natura.
Ne è uscito uno spettacolo di teatro povero, ma di straordinaria potenza. Poveri sono gli oggetti di scena, capaci però di trasformarsi, grazie alla magia evocativa del teatro. Gli attrezzi agricoli, ad esempio, divengono strumenti musicali; una serie di bancali in legno si trasformano volta a volta in pedana, baule, dispensa. "Tutte le mie opere, tranne le prime, le ho scritte a Sant'Agata, non derogando mai dalle mie abitudini solitarie e contadine. Mi ritempravo uscendo solo, per le mie terre, ed occupandomi col massimo piacere di agricoltura": scrisse Verdi che si definì sempre "paesano delle Roncole".
Ed è su questa anima verdiana che i nostri pongono l'accento, ricomponendo le tante facce del maestro: da quella stampata sulle vecchie mille lire, al Verdi amato dai melomani e musicologi, osannato dai devoti, ammirato in tutto il mondo per la musica, ricordato per la sua attività a sostegno del Risorgimento (con le sorti dell'Italia unita legate allo sviluppo dell'agricoltura), al Verdi rispettato sul territorio dai contadini (tanti) che si trovarono a lavorare sui suoi poderi, fino ai compaesani che si tramandano la memoria del Peppino bambino o giovanotto.
L'altra opera si dipana come fosse un ideale libretto d'opera in tre atti, dove si mescolano fatti ed emozioni. Meravigliosa e inaspettata, l'eco risuonata sabato sera nelle campagne dei dintorni di Fiorenzuola: le parole degli attori in scena si sono così allargate, nello spazio aperto. Il teatro tesse e intreccia relazioni ed è questo che ha consentito ai due attori-autori di cogliere lo spirito della terra di Verdi. Bella l'accoglienza riservata agli ospiti da Carla Danani dell'associazione Terre Traverse e da Anna Rita Arduini, vicepresidente del sodalizio, nonché padrona di casa alla Casella del Frascale e ottima cuoca. Nella cena che ha preceduto lo spettacolo, aiutata dai figli Damiano e Margherita e dal marito Franco Sprega, ha preparato i piatti che Verdi amava, tratti dal suo personale ricettario. Quei sapori della terra il pubblico li ha assaggiati. Con tutti i sensi.
Donata Meneghelli