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Martedì 30 Luglio 2013 - Libertà

Omaggio a Rollins e Coltrane

Dallo Stefano Sernagiotto Trio a "Musica ai giardini"

piacenza - Anche durante l'estate la città non rimane sguarnita di jazz. Assessorato alla cultura e Arci organizzano da anni Musica ai giardini, sempre più seguita rassegna jazz tenuta ai Giardini Margherita quest'anno con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano. E, nel gazebo dal sapore ottocentesco, nell'ultimo concerto si è esibito lo Stefano Sernagiotto Trio, composto dal leader (sassofono), Massimo Pintori (batteria) e Gianluca Alberti (contrabbasso).
Tiziana Albasi, assessore alla cultura, ha presentato la performance sottolineandone originalità e necessità per la comunità.
Difficile per ogni musicista congegnare scalette dal profilo accattivante, ma ricordiamo che il trio nell'occasione presentava Tenor exit, cd da poco registrato da Sernagiotto, Luca Garlaschelli (contrabbasso) e Pintori. Gran parte dei motivi proposti erano tratti dal suddetto cd dedicato a due mostri sacri dell'epoca aurea americana, Sonny Rollins (1930) e John Coltrane (1926-67). Perché quest'ardito cimento? Rollins è stato iniziatore e caposcuola dell'"hard bop", "Trane" è stato forse il più grande sassofonista jazz, fondamentale raccordo tra be bop e free jazz. Riprenderli con metodo e puntiglio come hanno fatto Sernagiotto e soci vuol dire appropriarsene, non certo commercializzare o sminuire. Piuttosto è una traslazione culturale e tecnica, espressiva e linguistica, dove i musicisti non compiono atti di superbia ma solo d'implicita ammirazione. Ulteriore tributo alla grandezza, la cover ci dice che gli interpreti non si congederanno mai, anzi prolungano all'infinito quei motivi quasi fossero un emblema panottico miniaturizzato.
Fra i tanti brani ascoltati apertura con In a sentimental mood di Duke Ellington, poi di Garlaschelli Mister Cerna, quindi largo a standard o composti o ripresi da quei due big. Cousin Mary, Body and soul e altri suonati da Coltrane, St. Thomas, Sonny moon for two e altri ancora di Rollins.
Alla fine il leader ci ha ricordato che «il jazz è talora molto difficile, richiede una cultura specifica. La cosa bella è che non è una cosa nuova ma è musica improvvisata, una tua versione del tema in predefinite armonie. Improvvisare sull'istante ed essere creativi, questo è ancor oggi il bello del jazz. Ora tale stile è poco espressivo ma è sbagliato farsi bloccare da giudizi e tendenze. I jazzisti devono avere una propria libertà ma le due cose imprescindibili sono suono e melodia. Alla base di tutto il jazz c'è comunque tecnica, swing e ritmo».

Fabio Bianchi

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