Mercoledì 24 Luglio 2013 - Libertà
L'archeologo ha incantato il pubblico a Veleia con l'apporto del bravissimo Mino Manni e di Veronica Pennacchio
Festival del Teatro Antico
di DONATA MENEGHELLI
Valerio Massimo Manfredi, novello aedo al Festival del teatro antico di Veleia, dove lunedì è stato accolto da una vera folla di persone. Poeta orale nel palcoscenico naturale del foro antico, illuminato dalla luna piena. L'Odisseo raccontato da Manfredi, con il meraviglioso apporto interpretativo di Mino Manni, non è l'Ulisse della guerra, bensì della pace; non solo degli atti eroici e degli inganni astuti, ma anche degli affetti familiari: la sposa Penelope, il padre Laerte, il cane Argo, il figlio abbandonato infante e la petrosa Itaca.
Manfredi chiama il poeta epico «un uomo-libro che portava con sé le storie, componeva versi dal vivo, partendo da fatti reali inseriti in intrecci narrativi avvincenti». Tornano alla mente gli uomini libro di Fahrenheit 451, dove il Potere distrugge i volumi e piccoli eroi clandestini li imparano a memoria per salvarli dall'oblio.
Anche Manfredi, attraversando trenta secoli di storia, salva dall'oblio e rende nuovamente feconda la storia di Ulisse, al di là dell'immagine che ci ha consegnato la tradizione. Questo eroe - sottolinea l'autore - tenta un'azione di mediazione a Troia, insieme a Menelao, per ricondurre Elena a Sparta. Nel momento in cui fallisce, capisce che la guerra è inevitabile. E allora bisogna vincerla, per tornare dalle proprie donne, dai figli che si sono abbandonati ancora balbettanti, dai genitori anziani.
Con l'originale rilettura dei poemi omerici e dei frammenti dell'immenso corpus del ciclo epico troiano, Manfredi conquista il pubblico degli spettatori e dell'enorme platea di lettori del suo romanzo Il mio nome è Nessuno. Il Giuramento edito da Mondadori, che darà alle stampe a settembre il secondo volume: Il Ritorno.
«Ho finito di scriverlo oggi e ho pianto», confessa Manfredi al pubblico, a cui offre anche anticipazioni dal nuovo romanzo, con l'apporto del bravissimo Manni e dell'attrice Veronica Pennacchio che entra in scena leggiadra e bellissima, scalza sulle pietre calde del foro, vestita solo di un velo, ad interpretare la dea Calipso che terrà Ulisse prigioniero per sette anni: «Dimentica tutto - lo tenta -, vivi un eterno presente come noi Dei immortali. Io posso renderti tale». Ma c'è un diniego di Odisseo che vuole tornare dalla sua Penelope e continuare ad assaporare la vita, anche se essa ha una fine. Anzi, proprio perché a termine, la vita degli uomini può essere colta in ogni suo istante. Ecco che l'aedo Manfredi offre un'interpretazione di quel misterioso viaggio di Ulisse che ripartì una volta approdato ad Itaca dopo l'assenza di vent'anni. «Quel misterioso viaggio è la vita stessa» dice Manfredi, che annoda e snoda i fili dell'umana esistenza, tra amore e guerra, eros e thanatos.
La sua narrazione fluisce e incanta; la possente voce di Mino Manni evoca tempeste, battaglie, ma anche momenti intimi come la prima notte d'amore tra Ulisse e Penelope, o il ritorno dell'eroe a Troia, per deporre l'armatura di Achille sul tumulo del compagno Aiace, suicida.
Manfredi ha il coraggio e la forza di creare legami nel labirinto della storia dell'umanità. Scoppia uno dei numerosi applausi a scena aperta quando cita Schettino che abbandona la nave al suo destino, contrapposto al comandante dell'Andrea Doria che vi restò fino all'ultimo. «Il primo un codardo, il secondo un eroe». Proprio come Ulisse, che guida i suoi uomini. Si spinge al secolo XX, Manfredi, citando le guerre mondiali che - come quella di Troia - decapitarono la meglio gioventù di popoli interi.
Durante la serata, intervenuta per ringraziare il pubblico del Festival, la direttrice artistica Paola Pedrazzini, grata agli sponsor, Pro Veleia, Sovrintendenza ai beni archeologici, enti locali e Fondazione di Piacenza e Vigevano, per la quale è intervenuto il presidente Francesco Scaravaggi, seguito dal sindaco di Lugagnano Jonathan Papamarenghi, uniti nel sottolineare come il festival, quest'anno e in quelli a venire, costituisca un'opportunità culturale di alto livello e di promozione della vallata piacentina.