Giovedì 18 Luglio 2013 - Libertà
Un Prometeo tra mito, storia e attualità
Veleia, la rilettura di Preziosi e Mattei con il violoncello di Nicoletta Mainardi
LUGAGNANO - Il mito di Prometeo riletto, non solo attraverso la tragedia di Eschilo, ma alla luce della contemporaneità e affondando le radici nelle origini della cultura cristiana, della dialettica tra Bene e Male. Una rilettura che consente di aprire. Solo in questo modo il mito antico rimane fecondo. Lo sanno bene Alessandro Preziosi e Tommaso Mattei, fautori della lettura scenica che vedremo stasera a Veleia romana, nella cornice del foro archeologico (ingresso gratuito, apertura platea alle 21, inizio spettacolo alle 21,30). Lo spettacolo è una prima nazionale per il Festival del teatro antico, diretto da Paola Pedrazzini e promosso da Comune di Lugagnano, Regione, Provincia, vari sponsor e Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Alessandro Preziosi interpreterà brani da Eschilo ma anche passi biblici (dal Vecchio e Nuovo Testamento) in un originale parallelo tra Prometeo che ruba il fuoco agli dei e Adamo che si ciba del frutto dell'albero della sapienza. Parte integrante dello spettacolo i brani musicali eseguiti dalla violoncellista Nicoletta Mainardi, bolognese d'origine, oggi docente al Conservatorio "Verdi" di Milano, dove fa anche parte di "Milano ‘808 Ensemble", nato per le celebrazioni del Bicentenario della fondazione del Conservatorio di Milano.
«Interrogarsi sul mito di Prometeo in questo momento - dice Tommaso Mattei, che ha curato la drammaturgia - non può prescindere dal confrontarsi con le radici della cultura occidentale che sono quelle cristiane. Vogliamo tenere aperta la tensione dell'uomo in rapporto al mistero». La scelta dei brani a cui Preziosi darà corpo e voce, è guidata in parte dalla riflessione del filosofo Massimo Cacciari che ha dedicato un libro al fratello dei Prometeo, Epimeteo (Il potere che frena. Saggio di teologia politica, Adelphi) dando spazio ad un passo enigmatico della II Lettera ai Tessalonicesi in cui San Paolo parla di un katechon che trattiene il trionfo finale del male. Chi, o cosa è questa forza che frena al contempo lo scatenamento del male e la vittoria del bene? La questione torna ad essere interrogata anche attraverso gli strumenti del teatro. «Associamo il Prometeo al paradiso perduto - chiarisce Mattei - E' l'uomo che in entrambe i casi, nel mito greco come in quello biblico, vuole sostituirsi a Dio. Avremo quindi l'incipit della Genesi, che costruirà da subito un parallelo tra la tragedia greca e la nascita della nostra cultura mediterranea, duemila anni dopo. Perno del percorso, una poesia straordinaria di Simone Weil». Viene riletto anche il supplizio dell'aquila che divora il fegato al Titano incatenato alle rocce del Caucaso. «Da un lato - spiega Mattei - c'è l'uomo della ragione, dell'illuminismo, della tecnologia, dall'altro il non saziarsi. Cosa condanna Prometeo? Cosa lo divora? Forse lo arrovella la domanda sul fatto che nonostante abbia rubato il fuoco per gli uomini, in qualche modo non abbia dato loro tutto. Forse il fatto che lui, con un peccato d'orgoglio, abbia scelto la strada più breve per aiutare gli uomini, come se tutto venisse risolto con la tecnologia. Ma non di solo il pane vive l'uomo. Ai giovani vogliamo dire: ci sono il pane e le rose». I brani scelti dalla violoncellista come intermezzi vanno da Bach alla musica contemporanea. Dalla visione algida della solitudine del violoncello nelle composizioni di Bach fino alla tragedia della guerra, dal senso dell'afflato religioso, all'ansia febbrile di un secolo breve denso di conflitti che caratterizza i compositori più vicini a noi: Paul Hindemith (Sonata op. 25 n. 3, con i temi della rabbia e dell'impotenza della sofferenza), Ernest Bloch (Prelude dalla suite n. 1), Kirchner (da Medidationen Und Salomo sprach). Per dirla con la violoncellista Mainardi «c'è la musica, quando non hai più parole per esprimere il mistero dell'umano».
Donata Meneghelli