Venerdì 19 Luglio 2013 - Libertà
Manca il lavoro, ma la priorità è la legge sull'omofobia
IL DIBATTITO
Approfittando come spesso accade della disattenzione generale tipica del periodo estivo, il Parlamento si avvia nei prossimi giorni ad approvare una legge che intende contrastare l'omofobia.
Mentre le aziende chiudono, le persone perdono il lavoro, le famiglie cercano di sopravvivere alla crisi e all'aumento di tasse e tariffe (ultima quella sui rifiuti, che aumenterà di circa il 30%, con un aggravio per i nuclei più numerosi), i partiti, con una concordia mai vista e una celerità degna delle situazioni più gravi per il Paese, sono già d'accordo: la legge sull'omofobia si farà perchè evidentemente è una priorità.
Ma vediamo cosa dice la legge in questione: in modo automatico essa estende la "legge Mancino" del 1993 alle "discriminazioni motivate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere della vittima". La "legge Mancino" punisce con la reclusione fino a un anno e mezzo chi "propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico" o istiga in tale direzione, e con la reclusione fino a quattro anni chi istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi. La stessa legge vieta ogni associazione che fra i propri scopi abbia quelli appena indicati: per chi ne fa parte la reclusione è fino a quattro anni; per chi le promuove fino a sei anni. Le proposte di legge all'esame della Camera estendono queste disposizioni, come si è detto, alle "discriminazioni motivate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere della vittima".
Eminenti giuristi sono concordi nel ritenere questa legge irragionevole proprio sul mero piano giuridico: infatti, all'articolo 1 si afferma che "orientamento sessuale" è "l'attrazione nei confronti di una persona dello stesso sesso, di sesso opposto, o di entrambi i sessi", e che invece "identità di genere" è "la percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile, anche se opposto al proprio sesso biologico". Chiaro? Archiviamo un sistema penale fondato, per senso di realtà e per garanzia, su dati oggettivi. Diventano penalmente rilevanti, con conseguenze non lievi, due elementi, entrambi soggettivi e quanto mai aleatori: la "percezione di sé" quanto al genere, "anche se opposto al proprio sesso biologico" e "l'attrazione" verso il proprio o l'altro o entrambi i sessi.
Vediamo ora concretamente che cosa potrà accadere una volta la legge in vigore. Facciamo solo qualche esempio: il parroco organizza il corso di preparazione al matrimonio. Spiega che la famiglia è quella fondata sull'unione permanente fra un uomo e una donna, che non è immaginabile altro tipo di unione, e aggiunge che non è bene assecondare l' "attrazione" verso persone dello stesso sesso, o anche di altro sesso se si tratta di persona diversa dalla propria moglie, e infine che non funziona nemmeno la versione bisex. E aggraverà la situazione quando dirà che gli "atti impuri contro natura" costituiscono uno dei quattro peccati che "gridano vendetta al cospetto di Dio" tutte cose che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica.
Secondo esempio: l'insegnante spiega ai suoi allievi che "la percezione che una persona ha di sé" come appartenente a un genere "opposto al proprio sesso biologico" è qualcosa da affrontare con equilibrio e delicatezza, sapendo che provoca non poco disagio in cui la vive. Ma può essere positivamente risolta, superando situazioni difficili, come in più d'un caso è accaduto. Uno studente o un genitore potrà denunciarlo, cosa capiterà al professore?
Terzo esempio: il giornalista esprime le sue convinzioni sulle colonne di un giornale, dicendosi contrario al matrimonio tra persone dello stesso sesso oppure affermando che non è bene per un bambino avere due mamme o due papà. Anche qui, possibile denuncia con tutte le conseguenze del caso.
Il massimo del paradosso si raggiunge quando si legge: «È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione (…) motivata dall'identità sessuale. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell'assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni». Stiamo parlando di tutti coloro che non ritengono giusto che gli omosessuali si possano sposare o possano adottare bambini.
In realtà, le norme che si intendono approvare rispondono ad una mera prospettiva ideologica, e sono del tutto inutili sul piano legale, poichè gli omosessuali godono già degli strumenti giuridici previsti dal codice penale per i tutti i cittadini contro qualunque forma di ingiusta discriminazione, di violenza, di offesa alla propria dignità personale. La Costituzione italiana, peraltro, già sostiene, all'art 3, che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Vien da chiedersi dunque perchè questa legge, che per la prima volta in Italia dai tempi del fascismo reintroduce di fatto il reato di opinione.
Pochi giorni fa il Presidente nazionale del Forum Francesco Belletti invitava a non brandire il tema della lotta all'omofobia e a ogni discriminazione come un'arma ideologica per gli interessi di pochi, ma diventare terreno di confronto e di condivisione per il bene di tutti.
Per capirne di più su questo disegno di legge sull'omofobia si terrà un incontro oggi, venerdì 19 luglio presso l'Auditorium S. Margherita della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Interverrà il Prof. Mauro Ronco, docente di diritto penale all'Università di Padova, già membro del Consiglio Superiore della Magistratura. Forse vale la pena ascoltarlo.
Carlo Dionedi
vice-presidente Forum Associazioni familiari Emilia-Romagna