Giovedì 27 Giugno 2013 - Libertà
Il pianeta cultura dimenticato
Massarenti: «Adesso occorre ripensare saperi e competenze»
A Palazzo Rota Pisaroni conferenza del direttore del supplemento domenicale del Sole 24 Ore
piacenza - La cultura tra sviluppo e formazione è questo l'interessante tema di discussione e dibattito dell'altra sera in Fondazione (Palazzo Rota Pisaroni, Salone d'onore) da parte del filosofo Armando Massarenti, direttore de "Il Domenicale", l'inserto settimanale de "Il Sole24Ore" dedicato alla cultura e all'arte. Gli fa da sparring partner Stefano Pareti, membro del Cda della Fondazione ed emerge una conversazione ricca di spunti sullo sterminato pianeta-cultura, troppo spesso trascurato da amministratori e politici; secondo Massarenti occorrerebbe una vera rivoluzione copernicana nel rapporto tra sviluppo e cultura. «I beni culturali e l'intera sfera della conoscenza - commenta Massarenti - devono tornare a essere determinanti per il consolidamento di una sfera pubblica democratica, l'attrattiva dei beni culturali italiani è molto forte, dunque investendo in cultura sarebbe possibile una crescita reale e una rinascita dell'occupazione». E aggiunge, citando il Manifesto della Cultura: «Nonostante tutti i problemi, nonostante la crisi, il nostro brand va fortissimo. E di che cosa è fatto questo brand? La parola che lo riassume è una sola: Cultura. L'Italia è il Paese della Cultura» ma occorre capire il momento che stiamo attraversando e Massarenti afferma che dovremmo avere l'umiltà di ricominciare da capo, ripensare i saperi e le competenze, siamo un Paese di analfabeti funzionali, in cui molte persone sono convinte che la cultura serva a poco o niente, invece rappresenta un tesoro inesauribile, un patrimonio che può essere determinante non solo per una crescita individuale e conoscitiva, ma anche per una progressiva crescita economica. E cita in proposito il bellissimo recupero della Venaria Reale a Torino. «Purtoppo siamo sempre più privi degli strumenti di base che ci permetterebbero non solo di capire, ma anche di far fruttare i formidabili talenti che ci circondano».
Una bella conversazione che tocca anche altri temi che catturano e rendono partecipi i presenti. Pareti interviene chiedendo com'è possibile far coesistere il settimanale della domenica con il resto del giornale: «Moltissimi lettori alla domenica - spiega Massarenti - leggono la seconda sezione del giornale, quella dedicata alla cultura e alle arti, ma non la prima, quella economica. Il Domenicale ha coltivato in tutti questi anni un pubblico particolarmente attento alla cultura che differisce da quello dei lettori del Sole durante la settimana. Dovremmo capire che la cultura è parte dell'idea economica e unire i due mondi. Non possiamo pensare a una cultura che sia vista sempre come Cenerentola, perché la cultura è una fonte rinnovabile del Paese. Il nostro paesaggio è un'opera d'arte collettiva, un pezzo d'Italia che abbiamo salvato, è identico al Cinquecento e l'economia non può fare a meno della cultura nell'ambito di uno sviluppo e di una crescita collettiva. Investire in cultura conviene, non dà un ritorno immediato, ma è un investimento nel futuro». E poi le Fondazioni che spesso suppliscono al ruolo delle istituzioni e - a specifica domanda - i "libri salvavita", quelli che ognuno di noi dovrebbe sempre avere con sé: «Ne cito alcuni che hanno avuto un ruolo fondamentale per la mia conoscenza: Come si fa una tesi di laurea di Umberto Eco, Guida all'uso delle parole di Tullio De Mauro, Lucio Lombardo Radice e L'Infinito e da ultimo, un testo di Luca Serianni, Leggere, scrivere, argomentare. Infatti la cosa importante per la buona scrittura è la capacità di argomentare».
Mauro Molinaroli