Mercoledì 19 Giugno 2013 - Libertà
Addio ad Arisi, voce della cultura piacentina
La nipote Laura: «Fino alla fine c'era chi gli chiedeva consigli»
di ANNA ANSELMI
Lutto nel mondo della cultura piacentina. Ieri pomeriggio verso le ore 15 si è spento nella casa di cura Piacenza lo storico dell'arte Ferdinando Arisi, già direttore della Galleria d'arte moderna Ricci Oddi, dal 1950 al 1893, e dei Musei Civici, dal 1968 al 1993, nonché docente di storia dell'arte nella sede di Brescia dell'Università Cattolica, dal 1967 al 1991, e all'Istituto Gazzola dal 1947, autore di numerosissime pubblicazioni.
Novantaduenne, aveva mantenuto una memoria e una lucidità tali da renderlo un riferimento prezioso per chi si interessava della storia della nostra città. L'ultimo anno era stato un travaglio per una serie di problemi di salute, ma la mente era rimasta attiva, tanto che Arisi aveva completato la curatela della corposa monografia su Robert De Longe, pubblicata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, ma si era inoltre occupato di una raccolta di testi verdiani ricca di aneddoti e curiosità edita dall'Inner Wheel. «Adesso era già al lavoro per preparare il prossimo numero della Strenna piacentina» ricorda la nipote Laura Bricchi. «Anche durante il ricovero in ospedale, prima che una decina di giorni fa venisse trasferito alla clinica Piacenza, c'è stato chi si rivolgeva a lui per un parere su un'opera e rimaneva in contatto con tanti studiosi».
Una capacità di tessere relazioni che gli veniva riconosciuta anche dai colleghi più giovani. Del resto, la conversazione affabile era uno dei suoi tratti caratteristici, per cui le conferenze di Arisi riuscivano a catturare l'attenzione di una vasta platea, per lo stile diretto e privo di inutili orpelli con cui trasmetteva la passione per gli argomenti di cui parlava.
Nato a San Giorgio il 10 novembre 1920, si era laureato all'Università di Milano nel 1946, discutendo una tesi sul Guercino. I suoi interessi si concentrarono successivamente su Giovanni Paolo Panini e Felice Boselli, quindi Gaspare Landi, Crivellone e Crivellino, Bot. Tutti artisti che aveva contribuito in modo determinante a far conoscere, ricostruendone il catalogo e la biografia. Nel 2004 il Bollettino storico piacentino gli aveva reso omaggio con un volume di 160 pagine nel quale era racchiusa la sua bibliografia, iniziata nel 1950 proprio sulle pagine della rivista fondata da Stefano Fermi con un saggio su Felice Boselli nel terzo centenario della nascita. Nel 2005, sempre nella collana della Biblioteca storica piacentina, era uscito il volume Cose piacentine d'arte offerte a Ferdinando Arisi, quale dono per il suo 85° compleanno per evidenziare ancora una volta l'ampio campo abbracciato dai suoi studi.
Ferdinando Arisi aveva collaborato anche con Telelibertà. Su invito di Ludovico Lalatta il telegiornale, allora agli inizi, si concludeva con la rubrica Un quadro al giorno, in cui Arisi in un minuto e mezzo illustrava un'opera della Galleria Ricci Oddi. Una forma di divulgazione apprezzata dal professore tanto che, abituato a critiche ampie e approfondite, aveva accettato l'estrema sintesi richiesta dal telegiornale.
Arisi Lascia la moglie Dina Bosi e due figlie: Raffaella, che aveva collaborato con il padre in alcuni volumi e che vive a Monza, ed Elena. Cinque i nipoti: Paola e Annalisa, figlie di Raffaella; Laura, Alberto e Francesco, figli di Elena. Da Paola e Laura aveva avuto anche la gioia di due bisnipoti, la piccola Gaia e Dario, di appena sei mesi.
Questa sera alle 20.30 verrà recitato il santo rosario nella chiesa di San Giovanni in Canale, la sua parrocchia, dove domani alle 9.30 saranno officiati i funerali, cui seguirà la tumulazione nel cimitero di San Giovanni di Bettola. Lo storico Giorgio Fiori ha proposto che Arisi riposi nel famedio del Cimitero di Piacenza accanto ai nostri concittadini più illustri.