Venerdì 12 Luglio 2013 - Libertà
Da Padus a Eridano, i tanti nomi del Po
In riva al Grande Fiume la ricostruzione della storia al tempo dei romani
di ANNA ANSELMI
Padus, Bodincus, Eridano, nomi diversi, dall'etimologia tuttora incerta e legati a differenti aspetti dei mille volti del Grande Fiume: la presenza di pini selvatici, la profondità considerata illimitata, la collocazione lungo la via di trasporto dell'ambra... Ancora una volta, l'iniziativa Il Po ricorda ha portato i piacentini nell'area verde a due passi dal fiume per riscoprire l'importanza rivestiva per gli antichi e provare, attingendo lumi dalla storia, a proporre una rinnovata relazione tra il paesaggio rivierasco e la città.
Il terzo appuntamento del ciclo organizzato dall'associazione Arti e pensieri in collaborazione con il Comune (presenti l'assessore Tiziana Albasi e Anna Carini, responsabile del museo archeologico di Palazzo Farnese), ha dunque accompagnato indietro nel tempo fino al momento della fondazione di Placentia nel 218 a. C., avamposto militare sorto insieme alla colonia gemella di Cremona sulla sponda opposta del Po con la finalità di controllare il territorio, ma anche consentire la diffusione della civiltà romana. Situata in posizione sopraelevata su un terrazzo fluviale, nella fascia di meandreggiamento meno esposta al pericolo delle piene, Piacenza era dotata di un porto con tanto di emporium, provvista cioè di un fornitissimo centro di raccolta e smistamento delle merci.
L'ipotesi prevalente su dove le navi facessero scalo colloca le banchine in località Malcantone, nella zona tra l'odierna stazione ferroviaria e Le Mose, nella quale nel secolo XIX furono rinvenute molte anfore, il contenitore per eccellenza nel mondo romano e forse elemento indicatore della presenza di magazzini portuali. Ad aiutare a capire meglio qual era il rapporto di Piacenza con il Po, accanto al percorso multimediale illustrato da Elisa Ponzi, di Arti e pensieri, ha provveduto anche un accigliato, ma simpatico Plinio il Vecchio, giunto in riva al Grande Fiume armato di un'insaziabile curiosità e dal desiderio di sfatare miti e leggende.
Molto apprezzati anche i laboratori allestiti per mostrare direttamente come i romani si prendevano cura del proprio corpo, attraverso la preparazione di maschere di bellezza e di unguenti profumati, che ciascuno dei partecipanti ha poi provato a riprodurre con gli ingredienti messi a disposizione: argilla, mandorle amare, farina d'orzo e altri vegetali polverizzati, il tutto amalgamato col miele, secondo la ricetta del medico Trifone per eliminare le macchie dalla pelle; petali di rosa essiccati, lasciati macerare nell'onfacio (olio ottenuto dalla spremitura di olive immature) insieme a finocchio, mirra, incenso, con l'aggiunta successiva di un pizzico di sale e di terra rossa per ottenere gocce del profumo più diffuso ed economico, il Rhodinum.
Alla realizzazione delle attività hanno contribuito i soci di Arti e pensieri: Micaela Bertuzzi, presidente, Raimondo Sassi, Mariarosa Lommi, Noemi Pisati, Martina Fontanesi, Massimiliano Bertuzzi.