Venerdì 5 Luglio 2013 - Libertà
Riti propiziatori in riva al Po come nell'età del Bronzo
Secondo appuntamento con l'archeologia sul Grande Fiume
piacenza - L'intento era di aiutare i piacentini a riscoprire, con la bella stagione, un rinnovato rapporto di amicizia con il paesaggio del Grande Fiume, utilizzando lo strumento affascinante della storia, narrata attraverso l'illustrazione dei principali reperti rinvenuti nel nostro territorio e la riproposizione dei sapori e delle attività praticate nelle diverse epoche: un mix che, di volta in volta, si sta rivelando estremamente efficace nel richiamare persone di ogni età in riva al Po, tornato, un pomeriggio alla settimana, a popolarsi di bambini, ragazzi e adulti, pronti a intraprendere un excursus nel passato la cui naturale prosecuzione conduce per eventuali approfondimenti nelle sale del Museo archeologico di Palazzo Farnese.
La seconda tappa del ciclo "Il Po ricorda" si è aperta tra le suggestioni di antichi riti propiziatori, con un giovane in costume calatosi nei panni di un terramaricolo, appartenente dunque alla civiltà sviluppatasi nella Pianura Padana tra il 1650 e il 1170-1200 avanti Cristo. A pochi passi dalle acque del Po, si è dunque ripetuta, nella finzione, l'usanza di donare una spada al fiume, come probabilmente accaduto ai due pugnali dell'età del Bronzo conservati a Palazzo Farnese e provenienti dalla zona rivierasca di Castelsangiovanni.
Cosa fosse una terramara, come vi si viveva e il particolare rapporto di questi nostri remoti progenitori con le risorse idriche sono stati argomento di un'articolata presentazione, con l'ausilio di disegni e di fotografie. Quattro le terramara identificate nel XIX secolo nel Piacentino: a Colombare di Bersano, a Rovere di Caorso, a Castelnuovo Fogliani (sul terrazzo artificiale dove successivamente sono stati costruiti il castello medievale, la chiesa e la villa settecentesca) e a Montata dell'Orto. In qualche caso, dove sorgeva la terramara è rimasto un campo coltivato nel quale dalle foto aeree è distinguibile il perimetro del fossato che circondava il villaggio preistorico.
Cacciatori, allevatori (per disporre di animali da trasporto, oltreché di latte, lana e carne) e coltivatori, specie di cereali, i terramaricoli perfezionarono la tessitura già inventata dagli uomini del neolitico. Proprio sulla tintura naturale delle fibre vegetali (con sambuco macerato nell'acqua) e su semplici esperienze di tessitura con appositi telaietti si sono incentrati i laboratori de "Il fiume di Bronzo", accanto alle dimostrazioni su come realizzare cestini di vimini intrecciando rametti di salice o "fettucce" di nocciolo di cui ha dato prova l'esperto Aldo Forlini, ex bancario di Bardi, sull'Appennino parmense, che ha appreso questa antichissima forma di artigianato da un anziano del suo paese. Le degustazioni sono state a base di formaggi e succo di sambuco.
"Il Po ricorda" è organizzato dall'associazione culturale Arti e pensieri con la collaborazione del Comune, il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano e del Consorzio di bonifica, il sostegno della Società Canottieri Vittorino, del consorzio Greenet e della Map. Mercoledì 10 luglio alle 18 all'altezza della nuova banchina "Città di Piacenza" si terrà il terzo appuntamento dedicato ai Romani.
Anna Anselmi