Venerdì 21 Maggio 2004 - Libertà
Il forte legame di Piacenza con il Collegio Borromeo
La storia - Ex studenti ora professionisti riuniti in un convegno
L'Almo Collegio Borromeo di Pavia, nel suo presente e nel suo passato, si è presentato, ieri pomeriggio alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, attraverso le testimonianza di ex allievi piacentini, che si sono affermati in diversi ambiti professionali. Ad introdurre e moderare l'incontro è intervenuto il direttore di Libertà, Gaetano Rizzuto che, alla guida del quotidiano La Provincia Pavese, ha vissuto nel capoluogo lombardo fino al 1989, venendo anche direttamente a contatto con quelle particolari istituzioni che sono i collegi universitari. Il direttore Rizzuto ne ha ripercorso la storia, dalle origini in piena Riforma cattolica, fino ad oggi. Una vicenda lunga quattro secoli e mezzo, alla quale hanno concorso le tante persone che negli anni qui hanno gettato le basi della loro futura attività. Pare siano circa cento i piacentini che hanno soggiornato durante gli studi universitari in questo collegio, ma il direttore della Galleria "Ricci Oddi", Stefano Fugazza, anch'egli "borromaico", ha evidenziato come il legame con la nostra città sia stato gettato fin dai primi anni dell'istituzione, voluta da San Carlo Borromeo. Fugazza, storico dell'arte, ha illustrato le caratteristiche architettoniche di rilievo dell'edificio, costruito tra il 1564 e il 1581, sviluppato attorno ad un grande quadriportico, su disegno di Pellegrino Tibaldi, che collaborò pure al progetto dell'istituzione rivale, il Ghislieri. Uno schema che funzionerà da modello - ha spiegato Fugazza - per codificare la tipologia di strutture educative, tant'è che il Richini (al "Borromeo" autore della fontana, in asse con il portone principale) lo riprenderà a Brera a Milano. Tra le figure di rilievo su cui si è soffermato Gaetano Rizzuto, quella del sacerdote letterato Cesare Angelini, rettore dal 1939 al 1961, il ricordo del quale è emerso in modo particolare attraverso la testimonianza di Giovanni Cuminetti, avvocato e presidente dell'Unicef di Piacenza, che studiò al "Borromeo" fino alla laurea nel 1955. Del Collegio Cuminetti ha messo in luce, tra l'altro, "l'ambiente molto favorevole allo studio", grazie alle "stanze singole" e alle "biblioteche specializzate, una per ogni facoltà, oltre a quella di cultura generale, dotatissima di riviste e volumi". Nel racconto di quegli anni, "allora si entrava solo per meriti e condizioni economiche modeste", anche "il clima di violenza morale che si respirava solo nei primi due mesi dell'anno", quando le matricole erano sottoposte a crudeli riti di iniziazione. Per Cuminetti, altro non erano che "un bagno di umiltà imposto che poi dava i suoi frutti, cose da prendere con spirito di sopportazione e cercando di capirne il senso, che era quello "far abbassare la cresta ai nuovi arrivati". Per Andrea Reggi, ingegnere, laureatosi nel 1999, "parlare di vita borromaica significa parlare di goliardia", che è un modo per far capire "che quando si scherza, si scherza sul serio e quando si studia si studia sul serio". I medici Massimo Piepoli, cardiologo all'ospedale civile, e Franco Pugliese, dirigente Ausl, hanno insistito sulla determinante influenza avuta dal Collegio per la loro formazione umana e professionale.
Anna Anselmi