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Domenica 26 Maggio 2013 - Libertà

Quanti: religione e scienza a confronto

Successo del seminario dell'associazione teologica con il Museo di scienze

piacenza - «Credo ut intelligam, intelligo ut credam» sosteneva Agostino. Ossia: «Credo per capire e capisco per credere». Da queste radici si può partire dunque per definire il convegno dedicato al tema Interpretazione e applicazioni della teoria quantistica dei campi che ieri si è svolto all'Auditorium Santa Margherita: il seminario, organizzato da Piacenza teologia in collaborazione con il Museo civico di storia naturale e la Fondazione di Piacenza e Vigevano, ha messo sotto i riflettori il rapporto fra religione e scienza, fede e ragione, teologia e fisica quantistica. Lo ha fatto attraverso l'intervento di teologi e scienziati, biologi e fisici che si sono confrontati non solo su una teoria che proprio quest'anno festeggia il centenario della sua ideazione (da parte dell'allora giovane studioso danese Niels Bohr che con il suo articolo intitolato Sulla costituzione degli atomi e delle molecole pubblicato nel 1913 aveva di fatto messo in discussione l'immagine dell'atomo): a finire sotto i riflettori infatti è stata una questione più ampia e relativa al rapporto controverso che da sempre lega la fede e la ragione.
«Oggi religione e scienza non risultano separate» ha spiegato il docente della Pontificia Università Lateranense di Roma don Gianfranco Basti che è intervenuto al convegno insieme ai professori Giuseppe Vitiello dell'università di Salerno, Carlo Ventura dell'ateneo di Bologna e, in video, Walter Freeman dell'università di Berkley in California, «si tratta semmai di due sguardi complementari sulla realtà: il problema non è più trovare uno spazio consono allo spirito, dato che nella fisica esso già c'è è viene chiamato informazione. L'informazione è dunque il modo con cui lo spirito si rivela nella natura». A essere ripensato è dunque il carattere della teologia, ma anche di tutti i linguaggi naturali: «Essi sono ontologie e anche la teologia lo è» ha spiegato don Basti, «in pratica è un linguaggio parlato dalle persone per capirsi e interagire con la realtà con cui si è a contatto: partendo da questo presupposto dunque anche la fisica è una ontologia». Don Basti si spinge oltre e traccia dunque il legame fra teologia e scienza che ha origini antiche: «Tutte le teologie sono dipese dalle scienze dell'epoca: potevano essere magari magie e allora Dio era considerato come colui che gestiva le profezie degli aruspici; qualche secolo più tardi, con la rivoluzione introdotta dalle scoperte di Newton, si sarebbe parlato di un Dio-orologiaio chiamato a regolare la natura. E ancora nella visione fisico-meccanicistica l'anima avrebbe fatto fatica a trovare un su spazio. Oggi, nell'epoca post-moderna, la questione è diversa: nella fisica lo spazio per lo spirito c'è ed è chiamato informazione. Per questo motivo non si può più parlare di una separazione netta fra teologia e fisica, fede e scienza».

parab.

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