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Lunedì 27 Maggio 2013 - Libertà

Ricci Oddi e Frugone, reciproche sintonie sull'asse artistico Piacenza-Genova

piacenza - «La galleria d'arte moderna Ricci Oddi è in qualche misura la sintesi tra lo spirito delle Raccolte Frugone e le finalità della Galleria d'arte moderna di Genova»: nel museo piacentino infatti ai nomi eclatanti, presenti pure nella raccolta dei fratelli Luigi e Lazzaro Giovan Battista Frugone, si abbina la volontà di documentare l'arte italiana del periodo nell'intero territorio nazionale, quale si ritrova nelle sale della Galleria d'arte moderna del capoluogo ligure. All'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano l'incontro conclusivo del ciclo Genova - Piacenza nella storia, a cura di Elena Sichel, si è soffermato proprio sulle reciproche sintonie e differenze tra le raccolte della Ricci Oddi e dei fratelli Frugone, attraverso la relazione di Maria Flora Giubilei, curatrice dei Musei di arte moderna di Nervi, e gli interventi della stessa Sichel. Simili per la ritrosia del carattere, i Frugone e Ricci Oddi condividevano anche le fortune imprenditoriali, che per Luigi Frugone, cofondatore della marca Riso Gallo a Buenos Aires nel 1905, ebbero importanti sviluppi in Sud America, dove ebbe modo di frequentare Ferruccio Stefani, eclettica figura di musicista, disegnatore di copertine per spartiti musicali, gallerista e collezionista, il quale, dopo la morte di Giovanni Torelli, diventerà un intermediario per il facoltoso piacentino. Giubilei ha chiarito come per i Frugone l'apporto di Stefani non si limitò a quello di semplice consigliere per acquisti di rilievo. Orientò il gusto dei fratelli, al punto tale da imporre loro di vendere le opere di autori liguri precedentemente comprate e impedendo che ne entrassero nella collezione Frugone, mentre in quella di Ricci Oddi, più autonomo dal punto di vista culturale, facevano il loro ingresso le marine di Giuseppe Sacheri e, per il tramite di Cesare Viazzi («un mercante che arrivava a trattare anche con il museo di Berlino»), il Ritratto femminile di Nicolò Barabino.
Approfondendo il rapporto tra i Frugone e lo Stefani emerge che in realtà quella esposta nel museo di Nervi andrebbe considerata più come la collezione di Stefani, che non dei due fratelli. «È in casa di Ferruccio Stefani che si forma la raccolta» ha evidenziato Giubilei. Rientrato definitivamente in Italia nel 1916, il mercante ebbe successivamente necessità di vendere tutta la sua collezione valutata un milione e mezzo di lire, con la clausola di poter riscattare in futuro le opere, qualora le sue condizioni economiche fossero migliorare.
Stefani effettivamente riuscì poi nell'impresa, facendo acquistare i quadri ai Frugone. «La raccolta dei due fratelli è per l'80% la collezione dello Stefani, cui si sono aggiunte ulteriori opere scelte comunque dal mercante: se è vero che accompagnava i Frugone negli studi degli artisti, come per esempio Ettore Tito, era in ogni caso lui a decidere cosa comprare».
A Ricci Oddi si deve indirettamente l'idea dei Frugone di lasciare il loro patrimonio artistico a Genova: «Maturarono questo progetto dopo che sulle prime pagine dei giornali italiani nel marzo 1924 era apparsa la notizia della donazione che Giuseppe Ricci Oddi intendeva fare dell'intera sua raccolta al Comune di Piacenza». Il confronto tra i due musei è proseguito attraverso opere di autori presenti in entrambe, quali Piccio, Fontanesi, Fattori, Cremona, Boldini, De Nittis, Troubetzkoy, Bistolfi, i fratelli Palizzi, Domenico Morelli, Michetti e altri.

Anna Anselmi

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