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Domenica 16 Maggio 2004 - Libertà

"Torniamo al nucleare, purché sicuro"

Il viceministro a Piacenza per parlare di Made in Italy, ma anche per lanciare la campagna delle Europee. Adolfo Urso lamenta: abbiamo costi enormi per l'acquisto di energia

Piacenza - La giornata piacentina del vice ministro delle attività produttive Adolfo Urso inizia presto. Il ruolino di marcia non lascia spazi vuoti. Presenziare, in rappresentanza del governo, alla festa della polizia, e poi relatore al convegno sulle prospettive del Made in Italy affiancato dal candidato alle Provinciali Tommaso Foti. Doppia veste per l'uomo politico candidato con Fini e Berselli nella circoscrizione Nord Est: "An ha scelto che gli uomini di governo si affrontino l'esame del voto" e la previsione "sono convinto che saremo promossi". La tappa piacentina, però è stata anche l'occasione per parlare di economia e sviluppo del nostro paese nel nuovo scenario europeo.
Nella parte politica del suo passaggio a Piacenza l'onorevole Urso si è definito un supporter di Foti. "Mi auguro - ha detto - che anche questa provincia si colleghi alla filiera di governo di centrodestra che andrà tra pochi mesi a presiedere anche l'Europa". Sull'allargamento dell'Ue Urso ha parlato di "grande opportunità per le imprese italiane". E i rischi? "Sono stati limitati dagli interventi del governo. Come il mantenimento delle risorse per le aree svantaggiate. Oppure la migrazione interna su cui vige la moratoria a discrezione degli stati. Non ultima una normativa più severa per contrastare la contraffazione". L'esponente di An dopo aver ricordato il ruolo importante che il suo partito ha svolto per la redazione della Costituzione europea ("Fini è un costituente europeo") ha richiamato il fatto che l'adesione di paesi ex comunisti "rappresenta una vittoria degli anticomunisti". La parte economica si è sviluppata poi alla Fondazione con il convegno introdotto dal candidato alle Provinciali. "Questa provincia ha potenzialità inespresse e occorre farle emergere. Ha ricordato Tommaso Foti. Potenzialità diffuse nell'operosa provincia italiana che però sconta anche alcune pesanti arretratezze. Il viceministro ha voluto iniziare parlando dei quattro filoni di riforma che ha impostato il governo: "scuola lavoro pensioni e fisco per adeguare le capacità del sistema paese. Certo - ha sottolineato - effetti positivi li vedremo solo nei prossimi anni. I deficit dell'economia - Le imprese italiane scontano non pochi deficit esterni. Quelli legati ai costi dei trasporti che imprigionano la competitività. "Era maggiore 25 anni fa - ha proseguito - prima che la sinistra si impadronisse del governo del paese. Perché l'incapacità di chi ci ha preceduto ha impedito di realizzare le infrastrutture di cui ha bisogno". Le grandi opere sono le condizioni preliminari per riconquistare una competitività, a suo dire, in forte arretrato. "E' chiaro, però, che i tempi sono lunghi. Per costruire un'autostrada ci vogliono almeno 12 anni". L'altra questione grave per Urso è rappresentanta dalla dipendenza dell'Italia dal petrolio. Poiché ci siamo preclusi 20 anni fa la via nucleare. Noi non produciamo più energia nucleare, ma in compenso compriamo l'energia che produce la Francia con le centrali nucleari a 80 chilometri da Torino. Bel risulato". Così, secondo Urso, "la chiusura delle centrali è stata una scelta ipocrita che che ci obbliga a enormi costi energetici. Il governo ha interrotto l'assenza nella politica energetica autorizzando 12mila megawatt rispetto ai 2mila autorizzati dal governo precedente. Ma non sarà sufficiente - ha spiegato Urso - sarà necessario riaprire la strada al nucleare sicuro. Altrimenti saremo condannati ad essere sempre più dipendenti dagli altri". La lista dei deficit del nostro paese per Adolfo Urso non è chiusa. carta d'identità per i prodotti - Altro deficit riguarda l'innovazione. Anche questo un terreno di forte competizione. "Se immaginate infatti la Cina come un basso napoletano solo più esteso - ha sottolineato il viceministro - vi sbagliate di grosso perché la Cina esporta un consistente numero di ingegneri ogni anno ed è all'avanguardia anche come ricerca". Di fronte a questo scenario sta l'Italia con due grandi anelli deboli: il calo demografico e il calo industriale. "Abbiamo un sistema - ha spiegato l'onorevole Urso - in cui è ancora molto forte l'industria manifatturiera ed è la più esposta agli attacchi della contraffazione, soprattutto di quella che proviene dai paesi a basso costo di manodopera. Dobbiamo difendere il "Made in Italy" che equivale a dire prodotti d'eccellenza. Per questo ho proposto che l'Europa istituisca il diritto della proprietà intellettuale che sarà una tutela indispensabile per le piccole imprese di cui è formato il nostro sistema industriale". L'onorevole Urso lo ha paragonato a quello dei paesi in via di sviluppo. "In Europa - ha specificato - solo noi abbiamo una forte industria manifatturiera, gli altri, quando noi eravamo i cinesi dell'Europa, hanno optato verso le produzioni ad alta tecnologia".

Antonella Lenti

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