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Domenica 19 Maggio 2013 - Libertà

«Oggi il concetto di felicità va circoscritto»

"Vita pratica": il filosofo Tomasoni ha chiuso il ciclo di incontri in Fondazione

piacenza - Ha senso parlare della felicità oggi? È questo l'annoso quesito messo sotto i riflettori dal docente dell'Università del Piemonte Orientale Francesco Tomasoni. L'occasione l'ha offerta l'ultimo appuntamento della rassegna Vita pratica, organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con una serie di docenti di filosofia delle scuole piacentine che periodicamente collaborano con l'ente di via Sant'Eufemia fra cui Katia Tomarchio, Franco Toscani, Attilio Finetti e Daniele Bonelli: la kermesse, ideata proprio quest'anno, ha inteso attraverso una serie di incontri con diversi filosofi e pensatori provenienti dai maggiori atenei del Nord Italia, analizzare e affrontare "alcune questioni essenziali per stare al mondo" focalizzandosi sulla contemporaneità e soprattutto sulla "vita pratica". Nel caso dell'ultimo appuntamento, a finire sotto i riflettori non è stata solamente la questione di una possibile felicità che l'uomo può vivere: Tomasoni infatti, nella trattazione del tema, si è focalizzato anche sul rapporto che la stessa felicità ha con l'etica.
«Il legame che intercorre fra l'etica e la felicità si presenta come un tema estremamente ampio ed è difficile poterlo circoscrivere» ha spiegato il docente universitario all'inizio dell'incontro che è stato presentato da Toscani, «della felicità ad esempio possiamo dire molte cose, dato che questo è un termine che utilizziamo molte volte. Per questo motivo allora la questione della felicità va circoscritta». Per farlo Tomasoni è partito dalla posizione di due filosofi tra loro legati eppure profondamente in disaccordo: Schopenhauer e Feuerbach, «Da una parte c'è Schopenhauer che nega la possibilità dell'uomo di essere felice» ha spiegato il docente, «dall'altra invece c'è Feuerbach che difende l'importanza di questo concetto di felicità». La questione dunque è una sola: «Occorre valutare se effettivamente, sulla base del pensiero umano, abbia ancora un senso parlare di felicità» ha continuato Tomasoni, «ma soprattutto bisogna capire che senso abbia».
Alla base infatti il pensiero del cosiddetto "filosofo pessimista" Schopenhauer motiverebbe la totale assenza di felicità nell'uomo attraverso un pensiero mutuato dalla letteratura e in particolare dall'opera "la vita e il sogno" dello spagnolo Calderon De la Barca: «Per lo scrittore del Seicento e per il filosofo "il delitto maggiore è quello di nascere" e dunque nell'uomo c'è il culmine dell'infelicità» ha spiegato Tomasoni, «ma di contro invece Feuerbach sostiene che la felicità sia ancora possibile».

Betty Paraboschi

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