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Lunedì 20 Maggio 2013 - Libertà

«La nostra cultura è una ricchezza da valorizzare»

Sandro Ballerini ha presentato con tanti esperti a Palazzo Galli il suo ultimo volume "Mosaico popolare"

piacenza - I protagonisti sono i quarantotto Comuni della nostra provincia, il policromo caleidoscopio di "tessere" è fornito invece da leggende, fatti storici, notizie di cronaca, personaggi caratteristici che arrivano a comporre il Mosaico popolare che dà il titolo all'ultimo libro di Alessandro Ballerini, edito da Lir e presentato nel Salone dei depositanti di Palazzo Galli in via Mazzini.
Al tavolo, insieme all'autore: Maurizio Dossena, Luigi Galli, Roberto Laurenzano, Ivo Musajo Somma e Alessandro Gerelli, il quale ha contribuito con la sua consulenza tecnica alla realizzazione del volume di ben 800 pagine. Nel pubblico, il presidente della Banca di Piacenza, Luciano Gobbi, il presidente emerito, Corrado Sforza Fogliani, Roberto Pasquali, vicepresidente del consiglio provinciale e assessore alla cultura del Comune di Bobbio, Stefano Pareti, consigliere della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Lucia Girometta, responsabile della filiale di Piacenza di Poste italiane. Introducendo l'incontro, il giornalista Robert Gionelli ha sottolineato come il volume di Ballerini costituisca «una sorta di antologia delle tradizioni, del folclore del nostro territorio». Citando poi il giornalista Vito Neri che aveva definito A tocc e böccon - la precedente pubblicazione di Ballerini che era stata sempre presentata a Palazzo Galli, il «bignami della città di Piacenza», Gionelli ha paragonato Mosaico popolare a un analogo strumento concentrato di conoscenza, relativo però, questa volta, all'intera provincia. Frutto di tre anni di «spigolature» condotte soprattutto «vivendo il territorio, a contatto con la gente, frequentando le piazze, i mercati, le osterie, le sagre», Mosaico popolare si configura dunque come «un patrimonio di informazioni che in passato si tramandavano oralmente, di generazione in generazione. Oggi rischierebbero di andare perdute. Merito di Ballerini è avere contribuito a preservarle, fissando i ricordi di quei vecchi che sono i veri depositari di curiosità e usanze che abitualmente - ha concluso Gionelli - non si trovano negli archivi».
Lo stesso autore ha spiegato di aver pensato ai giovani, scrivendo il libro: «Parafrasando uno scrittore russo, un popolo che non ha leggende è destinato a morire di freddo. Ritengo infatti che i ragazzi non debbano dimenticare le loro origini, capaci di guidarli su un sentiero di saggezza e responsabilità. Naturalmente, resta fondamentale l'importanza dei classici, da studiare e meditare. Però anche la cultura popolare ha una ricchezza che va valorizzata». Attraverso le parole degli intervenuti, si è attraversata la nostra provincia, dall'alta Valnure a Bobbio, a Cisiano di Rivergaro. L'opera, pur corposa, è facilmente consultabile Comune per Comune, in ordine alfabetico, e ciascun paese rivive nelle sue "fole", nelle preghiere in dialetto, in filastrocche che in qualche caso ammiccano ad allusioni licenziose o a motteggi campanilistici, nei proverbi, nei soprannomi che Ballerini ha raccolto copiosamente, rievocando un mondo di mestieri scomparsi, di notabili e di emarginati, di piccoli malviventi o di persone che, al contrario, hanno lasciato un segno positivo nelle loro comunità.

Anna Anselmi

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