Martedì 21 Maggio 2013 - Libertà
«La Fondazione sposi la green economy»
Dal mondo ambientalista la proposta di modificare lo statuto dell'ente inserendo l'ambiente fra gli scopi
E se la Fondazione di Piacenza e Vigevano inserisse fra i suoi scopi statutari anche la qualità e la protezione dell'ambiente? La proposta, ancora non formalizzata, sta già mettendo radici: arriva dagli ambientalisti piacentini ed è stata espressa da Giuseppe Castelnuovo (Legambiente) durante la conferenza tenuta al Castello di Momeliano per la Giornata Fai, parlando dell'ex polveriera di Rio Gandore.
Proviamo ad immaginare. Ci sono aree demaniali che con l'aiuto dell'ente di via Sant'Eufemia potrebbero essere valorizzate, persino bonificate scomputando i denari investiti per questa finalità dall'affitto chiesto dal Demanio e mettendo così un'ipoteca sull'uso pubblico di luoghi ambiti anche da interessi privati.
Al momento fra il mondo ambientalista piacentino e la Fondazione ci sono stati solo colloqui generali, per esempio con Laura Chiappa e Marco Natali di Legambiente, un incontro più specifico dovrebbe essere presto in agenda. Nulla osta, come si dice in questi casi, ammesso che il consiglio di amministrazione dell'ente ritenga l'idea percorribile. Sotto il profilo tecnico, il decreto legislativo n. 53 del 1999 che disciplina le fondazioni, non solo ammette la qualità e la protezione dell'ambiente fra gli scopi, ma concede facoltà di rimodellare gli scopi statutari ogni tre anni. C'è anche il percorso di adeguamento della Fondazione alla nuova carta delle Fondazioni approvata dall'Acri nell'aprile scorso e potrebbe essere quella la sede per intervenire sulle finalità. Ad ogni buon conto, se son rose fioriranno.
Ma a cosa pensano esattamente gli ambientalisti? Anzitutto, spiega Castelnuovo, non si tratta dell'iniziativa di una singola associazione, il paesaggio è un patrimonio di tutti, capace di generare sviluppo, posti di lavoro per giovani e benessere per i cittadini. Laura Chiappa, a sua volta, richiama l'esempio della Fondazione Cariplo, che emette diversi bandi («sempre molto interessanti») su progetti da condividere con gli enti locali, si va dalla bio-diversità all'uso dell'energia sostenibile, dal sostegno alle rinnovabili alla mobilità dei centri urbani, dalle aree golenali ai parchi. Con queste partnership si sopperisce in parte ai rigori economici delle amministrazioni pubbliche che non hanno soldi da dedicare. Oggi, argomenta Chiappa, grazie anche alle erogazioni della Fondazione si fa educazione ambientale, ma si potrebbe compiere un passo avanti. Francesco Scaravaggi, neo presidente della Fondazione, richiesto a suo tempo di un aiuto sulla Pertite, aveva già espresso un'idea simile: la Fondazione non acquista beni o terreni, ma è disposta ad accompagnare processi di riqualificazione ad uso pubblico. Sia Castelnuovo che Chiappa e Natali ci tengono però a sottolineare che la proposta deve essere della comunità piacentina, peraltro sempre più attenta ai benefici della «green economy».
Per inciso, oggi lo statuto della Fondazione ha come settori di intervento: educazione, istruzione e formazione; ricerca scientifica e tecnologica; arte, attività e beni culturali; volontariato, filantropia; assistenza agli anziani.
Patrizia Soffientini