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Giovedì 23 Maggio 2013 - Libertà

Nell'osteria di Faustini si canta si beve e si fa della poesia

La Famiglia Piasinteina ha chiuso la rassegna in dialetto

piacenza - Ben 18 compagnie di città e del territorio si sono avvicendate sul palcoscenico del Teatro President nella rassegna dedicata al compianto Maurizio Mosconi, capocomico della compagnia Il Du Mascar, segno di una vitalità che fa ben sperare per il proseguo dell'attività del teatro amatoriale in dialetto.
Il razdòr della Famiglia Piasinteina Danilo Anelli nell'ultimo appuntamento ha ringraziato quanti hanno collaborato alla bella riuscita della rassegna, dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano alle amministrazioni di Comune e Provincia, rappresentata dall'assessore Maurizio Parma, da tutti i più stretti collaboratori al pubblico. La Compagnia della Famiglia Piasinteina, in ricordo di Franco Fiocchi, attore e regista della Filo, a 20 anni dalla prematura scomparsa, ha riportato in scena il bozzetto di Valente Faustini L'òstaria d'la bella Luigia, testo recuperato da Nino Castellini nel 1968 e messo in scena per la prima volta appunto dalla Società Filodrammatica Piacentina.
Francesca Chiapponi ha fatto le cose in grande, trasformando la breve rappresentazione in una sorta di musical con la partecipazione straordinaria della cantante Marilena Massarini, accompagnata alla chitarra da Bruno Morsia, dai tenori Gianni Zucca e Aronne Rivoli, e dal basso Graziano Dallavalle, accompagnati al pianoforte dal maestro Corrado Casati.
Valente Faustini, che amava definirsi "garzon'd Maccari al savatei", fu interprete dell'"alma piasinteina". La folta produzione di poesie coglie gli aspetti più curiosi e caratteristici della vita d'allora, basti citare La Batusa o Un des matt. L'ostaria d'la bella Luigia riunisce una serie di tipi che si ritrovano a bere il classico "scalfott" (bicchiere di bianco), a chiacchierare o a "dagh un arion" (l'osteria era palestra di inaspettati geni del belcanto). A far da padrona s'è impegnata Francesca Chiapponi, la bella Luigia detta Tortafritta, rivale della focosa Desolina Gurgnalona (Giovanna Bosoni). Come annotò Carlo Emilio Gadda, la donna ama l'uomo in divisa con il coltello alla cintola, qui addirittura uno spadone da pompiere in alta uniforme del Rubinètt, conteso dalle due donne (Daniel Pastorin). In mezzo, speranzoso che una buona volta la vogliosa vedova Luigia si ricomponga all'affetto di casa, sta Oreste Pigòss, devoto aiutante in ditta (Pino Spiaggi).
L'ostaria è ben frequentata dai cacciatori di ritorno dalla battuta, assetati, «chi ‘hann po' ball che granisa», a raccontare le loro prodezze venatorie (Ettore Cravedi e Paolo Foanna), dal facchino (Bruno Tramelli), dall'ex caporalmaggiore del Genio (Giuseppe Orsi), tornato in città per fare affari in occasione della Grande Esposizione (1908) e portarsi via, senza badare a spese, la smorfiosa Rosmundina (Paola Tramelli). Pomponio Pastasutta (Pietro Rebecchi) è il poeta "di-vino", baratta i suoi versi doverosamente pomposi col bicchiere, pronto a cogliere l'occasione della disponibile stagionata, però illibata, signorina Liberata (Lucia Fortunati).
Poesie, canzoni su versi di Faustini, arie d'opera, arricchiscono lo spettacolo molto applaudito anche a scena aperta. Alla bella padrona di casa il tenore Rivoli dedica La donna è mobil, Gianni Zucca Tu che m'hai preso il cor e Graziano Dallavalle compare alla fine come Dottor Dulcamara a cantare i prodigi del suo "elisir d'amore". Bravi tutti. Da citare anche i collaboratori tra le quinte Cristina Maioli e Francesco Massini per la scena, Lorenza Bardini per i costumi, Patrizia Merli assistente e Nice Fariselli puntuale rammentatrice.

Gian Carlo Andreoli

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