Sabato 15 Maggio 2004 - Libertà
Hölderlin interprete della rinascita neoclassica tedesca
Conferenza ieri in Fondazione
Ultimo incontro, ieri, alla Fondazione di Piacenza e Vigevano nell'ambito del ciclo "Dal popolare al mito. Percorso tra poesia e musica tedesca" organizzato dal centro culturale italo-tedesco di Piacenza con "La mitologia moderna ovvero il tragico nella storia. La morte di Empedocle di Friedrich Hölderlin", relatrice la studiosa e ricercatrice piacentina Elena Polledri. Ricostruendo un importante periodo storico la Polledri ha delineato l'innovativo contributo del grande ma spesso sottovalutato filosofo-poeta Friedrich Holderlin (1770-1843), geniale interprete della rinascita neoclassica tedesca di fine '700 quando le elites culturali, con ferma determinazione, riproposero i miti classici. Segno dei tempi, ricorso storico, risarcimento al passato ma anche tentativo di imporre un nuovo ordine sociale e morale tra idealizzazione e nostalgia, interiorità e sentimento divenuto poi, nelle accensioni mistiche e religiose, implicito preludio al Romanticismo. Nei vari rifacimenti di "La morte di Empedocle" di Hölderlin, testo cardine di quella straordinaria temperie culturale, ristampato (2003) da Bompiani con saggio introduttivo e commentario di Polledri e traduzione di Laura Balbiani, emerge la lacerata sensibilità di Hölderlin che, sempre più isolato prima del tragico destino, in un ultimo, disperato, sussulto esistenziale dipinge il controverso filosofo greco come uomo moderno tanto raffinato quanto incapace di reggere le delusioni della vita ed inevitabilmente costretto al suicidio, estrema provocazione e rifiuto del consorzio umano ma anche tentativo di emulare le divinità. Polledri ha, poi, rimarcato come Hölderlin abbia lucidamente trasformato Empedocle nel paradigma dei miti fondanti quella grande epopea neoclassica: Empedocle "stanco di contare le ore" e "nemico di ogni esistenza unilaterale"; sente la morte come palingenesi, inno alla perduta giovinezza; consapevole della forza della parola soffre in silenzio; è "figlio delle potenti contrapposizioni fra natura ed arte"; intuisce, infine, la grandezza filosofica della legge universale di natura.
FABIO BIANCHI