Venerdì 14 Maggio 2004 - Libertà
L'architettura del paesaggio agricolo in Valtrebbia
Un master al Politecnico di Piacenza
Nei giorni scorsi è stata effettuata una visita in Valtrebbia, area di progetto , oggetto di studio e analisi del Master in architettura del paesaggio agricolo del Politecnico di Piacenza in collaborazione con la facoltà di Agraria della Università Cattolica.
A tale incontro erano presenti il direttore del Master prof. Rosaldo Bonicalzi, il coordinatore prof. Carlo Ponzini, il prof. Cesare Macchi Cassia oltre ad altri docenti del corso. Dopo una prima disanima dei luoghi e una sosta in una tipica trattoria di Marsaglia ci si è trasferiti presso la sede della Comunità Montana a Bobbio per una lezione collegiale con dibattito tra Docenti ed inscritti. Abbiamo posto alcune domande alla fine del seminario al coordinatore del Master prof. Carlo Ponzini già docente di Tecnologia presso la Facoltà di architettura di Milano e docente di Architettura rurale presso l'Università Cattolica di Piacenza.
Quali sono i motivi che l'hanno spinta a farsi promotore a Piacenza di questo Master in Architettura del Paesaggio, e in quale ambito lavorerete?
"All'interno del Master, attraverso la partecipazione ed al contributo degli inscritti e dei docenti, stiamo analizzando il territorio della Val Trebbia quale caso emblematico di trasformazione del territorio in funzione delle mutate condizioni sociali ed economiche. Pensiamo in futuro di allargare tale analisi ad altre vallate e che ne richiederanno lo studio, il Master infatti nasce come esperienza didattica rivolta a Laureati che vogliono approfondire i temi paesaggistici ponendosi come interlocutori di un committente reale che per l'anno in corso è la Valtrebbia. Questo Master è stato possibile grazie all'attenzione e della Banca di Piacenza, della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in qualità di partner organizzativi , e del preside della Facoltà di Architettura di Milano prof. Antonio Monesteroli il quale ha condiviso questo progetto proponendolo al Senato Accademico del Politecnico di Milano. Il Master prevede un azione didattica coordinata tra le facoltà di architettura civile e architettura ambientale di Milano e dell'università Cattolica di Piacenza, Facoltà di Agraria. Il Master è finanziata attraverso borse di studio, dalla Comunità Montana della Valtrebbia, dalla Camera di Commercio, dalla Domotecnica, dal Consorzio agrario di Piacenza, dall'impresa Casotti, da Tesa e dalla Provincia di Piacenza".
Quali sono i modi per leggere e comprendere il paesaggio che voi proponete attraverso il vostro Master?
"La volontà didattica è stata quella di creare un progetto integrato che possa rispondere all'emergenza ambientale che vede il territorio della Valtrebbia sofferente ed intento a fronteggiare nuove infrastrutture, nuove costruzioni nei poli turistici contro uno spopolamento progressivo delle aree in montagna oltre alla inurbanizzazione non coordinata dei vari centri urbani.L'architettura rischia oggi di non essere dalla parte della modernità in quanto non riesce a reinterpretare in spazi adeguati i processi di trasformazione in atto"
Il prof. Macchi Cassia nel suo intervento ha parlato della modernità nei rapporti con la crescita culturale , lei pensa che questa sia la chiave di lettura giusta per uscire dalle problematiche paesaggistiche?
"Il prof. Macchi Cassia è un luminare dell'urbanistica la sua fama è nazionale ed internazionale egli è una guida e un riferimento importante per il nostro master egli sostiene che la situazione italiana, caratterizzata da diffusa ricchezza, scarsa aderenza alla modernità all'interno della crescita culturale, forti differenziazioni nei livelli di sviluppo, frammentazione dei poteri, democrazia non sedimentata, tipologia primitiva dello sviluppo economico, altissima densità abitativa, porta necessariamente alla difficoltà a intendersi su ruoli, doveri, responsabilità e diritti, e di conseguenza ad una diffusa assenza di qualità nelle singole, diffuse azioni di modificazione. Quindi ad una attuale sezione temporale della costruzione del paesaggio caratterizzata dal degrado più che dall'arricchimento dei contesti preesistenti".
Come si può oggi intervenire sul paesaggio per adeguarlo a noi?
"Il nostro progetto deve consistere nel risultato congiunto di più comportamenti: da un lato la messa in campo di processi di qualificazione culturale della miriade di azioni modificatrici attraverso una presa di coscienza del loro risultato morfologico; dall'altro la proposta di una diversa visione delle risorse disponibili e di una loro
interpretazione progettuale al fine primo di offrire ad esse un valore riconosciuto; infine la proposta di uno scenario di riferimento per quelle stesse azioni di modificazione".
Qual è il progetto didattico/professionale che il Vs. Master vuole proporre?
"Un progetto che contribuisca a riempire di significato culturale la nuova dimensione dell'urbanità. L'assunzione di responsabilità nei riguardi della forma del territorio costituisce lo strumento che con minore ambiguità ci permette oggi di parlare dei luoghi e di definire uno sfondo su cui costruire la qualità di un progetto per essi, per il loro paesaggio; che ci offre il modo per realizzare nell'unico modo possibile un corretto rapporto pianificazione / conservazione.
Quali sono gli atteggiamenti che Lei consiglia ai tecnici (architetti, ingegneri, agronomi, geologi) impegnati sul territorio e ai quali il vostro master mi sembra di capire si sta rivolgendo?
"Il nostro master è rivolto ai tecnici liberi professionisti ma anche tecnici dipendenti pubblici, il Comune di Piacenza ,grazie all'interessamento dell'arch. Graziano Sacchelli, quest'anno ha fatto iscrivere 3 architetti ed 1 ingegnere al nostro Master, questo lo riteniamo un fatto positivo perché i primi ad essere sensibilizzati dell'importanza del territorio che governano devono essere i Comuni, le Provincie , Le Comunità Montane le Regioni . Con Tutti questi organismi sono in atto contatti importanti che stanno cominciando a creare una mentalità di squadra che probabilmente darà frutti importanti nei prossimi anni. Se dobbiamo dare indicazioni o suggerire un metodo di lavoro che in realtà è un atteggiamento culturale al progetto provo qui a far capire quello che stiamo cercando di fare con il nostro master:
- Accettare l'esistenza di differenti famiglie di paesaggi, il che significa soprattutto differenti età di paesaggio, da trattate in modi fortemente diversi. Ai due estremi, il paesaggio dei nuovi territori urbani ed
i paesaggi storici più celebrati della cultura agricola.
- Considerare degne di attenzione tutte quelle famiglie di paesaggi, tutta la storia di cui esse sono espressione.
- Il paesaggio è tutto il contesto, non ne è parte. Né fisica, né scalare. Tutte le scale sono ugualmente importanti nella sua definizione, a livello di lettura, di uso, di progettazione.
- Accettare ed usare una visione dinamica del paesaggio. Che si scontra con lo strumento statico del vincolo per la difesa della sua specificità, e che deve invece portare ad un lungo e vario lavoro teso a individuare i modi di intervento sui processi di costruzione del paesaggio.
- Avere coscienza del valore economico del paesaggio.
- Superare la logica della tutela. Ciò significa intendere le risorse come potenzialità da costruire ancor più che come presenze da registrare.
- Non separare la conservazione dalla innovazione, difendere il carattere progettuale della conservazione.
- Leggere la forma del territorio come un monumento.
Questo appare essere l'aggiornamento culturale della nozione di paesaggio di cui abbiamo modernamente bisogno e che mette in luce il ruolo propositivo, progettuale di una posizione culturale".
Quali prospettive dunque per il futuro del paesaggio italiano?
"Come sempre, le stesse della società che lo costruisce".
* Architetto
MICHELE BRAGOLI*