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Venerdì 19 Aprile 2013 - Libertà

Natoli, indagine sulla "persona"

Il filosofo al terzo appuntamento della rassegna "Vita pratica"

piacenza - Da maschera teatrale a quella mortuaria, da immagine pubblica a essere che agisce e che è dunque identità e attività. Difficile dare una definizione chiara e univoca della persona: lo ha dimostrato l'intervento di Salvatore Natoli, docente dell'università di Milano che l'altro pomeriggio è stato protagonista del terzo appuntamento di "Vita Pratica". La rassegna, che consta di un calendario fitto di incontri filosofici su alcune delle questioni essenziali dello stare al mondo, è organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con una serie di docenti di filosofia delle scuole piacentine che periodicamente collaborano con l'ente di via Sant'Eufemia.
L'altro pomeriggio all'auditorium Santa Margherita si è svolto l'incontro sul tema della "Persona" che ha visto appunto Natoli indagare innanzitutto sulla definizione di "persona", da distinguersi rispetto all'"individuo" anche se, ha spiegato il filosofo, «in taluni casi i termini sono identificati: la provenienza del termine "persona" è nota e viene dal teatro. La persona era la maschera che indossava l'attore, era la sua identità di personaggio - ha spiegato Natoli -, in questa idea c'è la dimensione di identità e quella pubblica, che corrisponde allo stare in scena con quella maschera. Ma al di là della maschera teatrale, il termine "persona" finisce anche per legarsi alla maschera mortuaria che, in fondo forse rappresenta il più possibile l'individuo dato che corrisponde a ciò che dell'individuo rimane dopo la morte: è la sua immagine e dunque da qui ecco una stretta corrispondenza fra maschera e volto».
Già a partire dalla identificazione di persona come maschera, si pone una doppia questione: «Da una parte infatti la maschera falsifica il volto, ma dall'altra lo consolida: ecco allora il gioco tra identità e rappresentazione - ha spiegato Natoli - ma al di là di questo, il vero problema sorge nel mondo cristiano, dove la persona diventa tema di dibattito teologico anche in rapporto alla Trinità. Una definizione di persona la dà Giovanni Damasceno, uno dei grandi esponenti della patristica: "Persona è ciò che, esprimendo se stesso per mezzo di azioni, porge di sé una manifestazione che lo distingue dagli altri e dalla sua stessa natura" scrive il padre della chiesa. Dunque la persona è ciò che è, ma questo essere non è statico perchè esiste e sussiste come titolare di azione, ossia agisce e si manifesta con le sue azioni e in base a questo si distingue dagli altri ma anche dalla sua stessa natura. La persona infatti è anche una cosa nel mondo che però si riferisce a se stessa e in questo riferimento si riconosce e si distingue: la pietra non è persona perchè non sa di essere una pietra, mentre l'uomo è una cosa che sa di essere ciò che è e dunque è titolare delle proprie azioni».
La questione della "persona" comunque viene ulteriormente discussa teologicamente da Agostino, che parla di un rapporto molto stretto fra l'essere persona e l'essere fatti a immagine di Dio: «Un qualsiasi uomo singolo secondo la sua mente e che è immagine di Dio è la definizione che il filosofo dà della "persona", mentre Boezio dice che la persona è una sostanza individuale di natura razionale - ha continuato Natoli -, dunque l'individualità e la razionalità incarnata in una sostanza sono gli elementi costitutivi della persona. In pratica allora la persona risulta caratterizzata dalla razionalità: è una sostanza individuale che pensa e ha linguaggio. Ciò significa invariabilmente porre l'uomo in comunicazione con gli altri perchè il linguaggio è la "vis comunicativa" dell'uomo. La "persona" dunque è identità e attività».

Betty Paraboschi

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