Lunedì 8 Aprile 2013 - Libertà
«In Violetta si riflettono generazioni di donne»
La regista: "La Traviata", un messaggio che attraversa immutato le epoche
piacenza - «In Violetta si specchiano, si riflettono generazioni di donne, secoli di donne, sfruttate, giudicate, usate, violentate e mai capite. Le donne del passato, di oggi e anche quelle a venire» ha dichiarato Cristina Mazzavillani Muti. E' universale e attraversa immutato le epoche il messaggio che l'infelice eroina de La Traviata comunica nella sua condotta, nella sua triste vicenda di passione e malattia raccontata prima da Dumas e poi da Verdi: ben lo dimostra appunto Mazzavillani Muti, regista di quella Traviata che stasera, al Teatro Municipale alle 20.30 (con replica prevista giovedì alle 20.30 per il Turno B), chiuderà la trilogia popolare verdiana prodotta dal Ravenna Festival in collaborazione con il Teatro Alighieri di Ravenna, la Fondazione Teatri di Piacenza e il Teatro Comunale di Ferrara.
La rappresentazione, che di fatto sancisce anche la chiusura della stagione lirica del Municipale, ruota attorno alle vicende di amore e di morte di Alfredo e Violetta, ma nel contempo si scaglia anche contro la gretta morale borghese dell'epoca, mette sotto i riflettori la spinosa questione delle apparenze e dei ruoli sociali: a salire sul palcoscenico sarà un cast di giovani talentuosi che conta fra le sue file il soprano Monica Tarone (Violetta Valéry), il mezzosoprano Isabel De Paoli (Flora Bervoix), il soprano Antonella Carpenito (Annina), il tenore Davide Giusti (Alfredo Germont), il baritono Simone Piazzola (Giorgio Germont), il tenore Giorgio Trucco (Gastone, visconte di Letorières), il baritono Donato Di Gioia (Barone Douphol), il basso Claudio Levantino (Marchese D'Obigny), il basso Federico Benetti (Dottore Grenvil). Protagonisti della rappresentazione (che può contare anche sugli apporti importanti di Vincent Longuemare per il light design, Alessandro Lai per i costumi, Paolo Miccichè per il visual design, Enrico Fedrigoli per le immagini fotografiche, Alvise Vidolin per il sound design, Italo Grassi per le scene e Roberto Mazzavillani per l'allestimento scenico) saranno anche l'Orchestra Giovanile "Luigi Cherubini" e il Coro Lirico del Teatro Municipale di Piacenza diretti rispettivamente dai maestri Nicola Paszkowski e da Corrado Casati.
Venendo invece all'allestimento vero e proprio, la scelta registica di Cristina Mazzavillani Muti è stata quella di scegliere il riflesso come elemento chiave: nei grandi specchi che dominano la scena l'immagine e dunque la vicenda di Violetta si amplificano, si moltiplicano virtualmente e fisicamente.
Ha spiegato al proposito la regista: «In Violetta si specchiano, si riflettono generazioni di donne, sfruttate, giudicate, usate, violentate e mai capite. Nel riflesso dei grandi specchi che dominano la scena e nelle anime bianche che attorniano Violetta e ne amplificano i gesti, le emozioni, si ricrea una circolarità narrativa che vuole restituire tutta la tremenda attualità di questa figura».
Attualità che, occorre ricordarlo, travalica la semplice vicenda della donna di malaffare riscattata dall'amore autentico ma comunque destinata al sacrificio: la morale borghese contro cui l'eroina si scaglia è la vera caratteristica moderna dell'opera verdiana che Mazzavillani Muti ha saputo cogliere e esaltare grazie alle scenografie originalissime, a un gioco luminoso e incantevole di specchi rotanti, a un uso sapiente del coro che dai palchi di proscenio canta e commenta facendosi dunque pubblico e interprete nello stesso tempo.
Betty Paraboschi