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Domenica 7 Aprile 2013 - Libertà

Quel Rigoletto ha cuore giovane

Al Municipale debutto tra gli applausi

piacenza - Tradizione, innovazione e giovani. Sono queste le carte che il Rigoletto diretto da Cristina Mazzavillani Muti ha giocato ieri sera per il primo appuntamento piacentino della Trilogia popolare andata in scena al Teatro Municipale nell'ambito del cartellone lirico: e proprio con questa "giocata" la produzione del Ravenna Festival, Fondazione Teatri e Teatro Alighieri di Ravenna si è assicurata il successo. A confermarlo è stato innanzitutto il sold out incassato dal Municipale; gli entusiasmi e i numerosi applausi a scena aperta che hanno accompagnato la recita che ha visto salire sul palcoscenico piacentino un cast di giovani e bravi interpreti, oltre alla sempre talentuosa Orchestra Giovanile "Luigi Cherubini" e all'ottimo Coro del Teatro Municipale rispettivamente diretti da Nicola Paszkowski e Corrado Casati; la forza di una storia, quella di Rigoletto e del suo dramma personale e paterno, che fin dalla sua prima rappresentazione teatrale ha saputo conquistare il pubblico.
Altrettanto ha fatto stavolta questo Rigoletto "della Luce" che Cristina Mazzavillani Muti ha pensato bene di mettere in scena come un caleidoscopico susseguirsi di tableaux vivants di bella suggestione e incredibile impatto visivo: la regia tradizionale nei costumi (meravigliosi e curati da Alessandro Lai) e nelle scenografie allestite con cura da Italo Grassi si è andata mescolando all'uso delle tecnologie più recenti e innovative, a una trama di luci arditissima "orchestrata" da Vincent Longuemare il cui intento era quello di piegare le luminosità delle scene a una volontà pittorica decisamente funzionale. L'obiettivo è presto detto: isolare i personaggi nei loro tratti e nelle loro passioni, nei loro drammi e nelle loro angosce "rapendoli" per un momento dall'oscurità delle scene, dal nero misterioso che li avvolge.
Al di là comunque delle scelte registiche, applausi sono andati alle voci che hanno fatto rivivere la tragedia del buffone di corte: giovani e in alcuni casi ancora fresche di un debutto avvenuto proprio con Rigoletto. Stiamo parlando della Gilda di Rosa Feola, angelica eppure potente nel rappresentare questa sorta di Tess dei d'Ubervilles verdiana; poi il Rigoletto di Francesco Landolfi e lo Sparafucile di Luca Dall'Amico; per finire con la performance del giovanissimo Giordano Lucà nella veste del Duca di Mantova.
La sfida del Rigoletto teatralmente dipinto da Mazzavillani Muti era ardua. La regista ha voluto in esso richiamare in maniera accurata, garbata eppure potente, la pittura della grande tradizione europea (e non solo italiana) che si è concretizzata sul palcoscenico nei gesti, nelle movenze, nei volti dei protagonisti: ecco allora gli scenari intimi, morbidi e familiari degli interni di Vermeer, mentre i pervicaci contrasti di chiaroscuri sono quelli del Caravaggio, alternati alla dignitosa compostezza di certe scene che sembrano richiamare atmosfere da pietà michelangiolesche. Insomma una "prima" piacentina che ha sicuramente fatto centro e che ha aperto la strada a questa insolita ma stimolante maratona verdiana.

Betty Paraboschi

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