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Giovedì 21 Marzo 2013 - Libertà

Fondazione e Piacenza nel Mondo: «Una piazza per onorare gli emigrati»

Scaravaggi e Molinari: «Il monumento sia nel cuore della città, dove ci si incontra»
Parenti vota per la stazione. Dosi propone via Torta o San Savino legati a Scalabrini

PIACENZA - I vip piacentini ne sono tutti sicuri e convinti. Un monumento all'emigrato ci voleva e, anzi, arriva con un certo ritardo storico. Arriva nel 2013, un anno di crisi ancora dura da affrontare, con quasi sei milioni di ore di cassa integrazione autorizzate nel 2012 nella provincia. Un anno in cui Piacenza e l'Emilia-Romagna non sono più solo terre d'immigrazione, ma anche di una nuova fuga verso l'estero. Un trend indubbiamente in crescita, ma difficile da misurare.
"I GIOVANI EMIGRANO ANCORA". Si sa solo che, stando al dato Aire, l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, 1.700 emiliano-romagnoli, nel corso del 2011, hanno preso la residenza all'estero, in prevalenza in Europa. «Direi che la stazione offrirebbe una buona collocazione, di passaggio continuo, visibile - commenta Giuseppe Parenti, presidente della Camera di Commercio -. Se continua di questo passo, dovremo tornare ad emigrare tutti. Già i nostri giovani stanno cercando fortuna lontano, stretti in un Paese che non li accoglie più».
"HANNO RICOSTRUITO PIACENZA" L'identità piacentina è impastata di cultura migrante, oggi e ieri. Le sue radici sono lì, nei viaggi di due settimane in nave per raggiungere il Venezuela o l'Argentina, quando, al tempo, chi sceglieva di lasciare Morfasso, Ferriere o altri posti della provincia non conoscenza neppure precisamente la collocazione geografica di questi Paesi lontani. «I nostri emigrati sono sempre stati dimenticati, abbandonati, hanno fatto una vita solitaria, lontana da Piacenza - commenta Sandro Molinari, presidente di Piacenza nel mondo -. Sono più numerosi gli emigrati piacentini dei residenti a Piacenza: questi hanno diritto a un ricordo, a un risarcimento morale. Chi ha scelto di andarsene da qui ha continuato a mantenere la famiglia di origine e ha contribuito alla ricostruzione di Piacenza nella prima e nella seconda guerra mondiale. Non so se sia fattibile, ma io collocherei il monumento in piazza, davanti al Municipio o vicino a palazzo Gotico, dove batta il cuore di Piacenza».
Anche Francesco Scaravaggi, neo presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, chiede che il monumento sia posto in una piazza. «Una strada è un luogo di passaggio, la piazza è luogo di incontro e unione - commenta -. Di fronte agli emigrati piacentini, mi toglierò sempre volentieri il cappello, con grande rispetto. Mia mamma è nata a Londra perché mio nonno era emigrato in Inghilterra dall'Appennino piacentino. Noi abbiamo provato sulla nostra pelle quello che provano oggi quelli che chiamiamo "extracomunitari"».
"IL GRANDE VALORE DI SCALABRINI" Il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, sottolinea il valore dei luoghi scalabriniani di Piacenza. Non solo via Scalabrini, ma anche via Torta o San Savino. «Monsignor Scalabrini è stato il primo a individuare un'emergenza sociale nel tema dell'emigrazione e, intorno a questa emergenza, da persona e da vescovo immerso in un mondo cattolico e di fede, ha dato vita a un ordine religioso che è sempre stato capace di essere presente in modo moderno nei tempi della Storia, seguendo oggi non solo le grandi comunità di italiani all'estero ma anche gli immigrati arrivati in Italia da Paesi stranieri».
"INNAMORATI DELLA TERRA" Beppe Nava, coordinatore dei "Viaggi dell'amicizia", conclude ricordando l'attaccamento dei piacentini all'estero nei confronti della nostra terra. «Noi ce l'abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e spesso ne dimentichiamo la bellezza, loro mai - commenta -. Chi vive a New York, in Canada o in Brasile ci ha sempre accolto come se fossimo le persone più importanti del mondo, durante questi viaggi. Siamo contenti dell'arrivo di questo nuovo monumento».

Elisa Malacalza

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