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Venerdì 22 Marzo 2013 - Libertà

All'ingresso del ponte per unire

Proposta una nuova collocazione per la mano dell'emigrato

PIACENZA - Cominciano a farsi strada anche proposte che esulano dalle tre inserite nella consultazione popolare che chiederà ai piacentini, fino a martedì a mezzogiorno, dove vogliano veder realizzato il Monumento all'emigrato, ideato da uno studente del liceo Cassinari, Giulio Biasini, voluto dall'associazione Piacenza nel mondo e sostenuto da Provincia, Fondazione di Piacenza e Vigevano e Libertà. Tra queste, ad esempio, vi è la proposta di posizionare l'altorilievo in marmo di Carrara all'ingresso del ponte sul Po, a testimonianza di come quella mano, rappresentata nell'opera, possa essere un simbolo di unione tra due frontiere, tra due rive opposte, tra il passato e il futuro. Lo ha pensato un pensionato piacentino, Adelmo Giovanelli. Piace poi l'idea di collocare l'altorilievo nei pressi di San Savino, la basilica frutto della riforma voluta da monsignor Giambattista Scalabrini, padre dell'ordine che ha riconosciuto per primo l'emergenza sociale dei tanti italiani emigrati all'estero per cercare non solo fortuna ma anche speranza.
Coloro che provenivano dalla Valdarda sceglievano soprattutto l'Inghilterra e gli Stati Uniti come loro approdo, dalla Valnure tendevano a spostarsi in Francia, dalla Valtrebbia in Francia e Germania. Il 60 per cento di loro, dei padri emigrati, si è stanziato in Europa, il 30 per cento nelle Americhe, il dieci per cento nel resto del mondo. «I piacentini all'estero sono il doppio dei residenti a Piacenza - sottolinea Sandro Molinari dell'associazione Piacenza nel mondo -. Noi vogliamo che questo monumento sia in città, per evitare confronti tra i singoli Comuni. Un monumento, sia chiaro, non è una semplice statua: è una struttura che commemora un avvenimento importante. La nostra comunità intende ricordare questa "diaspora", per dare un valore di testimonianza alle nuove generazioni. Loro non hanno mai conosciuto questo fenomeno, ma ha comportato un'enorme sofferenza e tanti sacrifici. Potrebbe essere un "ponte" ideale tra due mondi, quello attuale e quello passato». Ed è proprio al ponte sul Po che ha pensato Adelmo. «I nostri papà o nonni hanno cercato di costruire benessere, inventandosi mestieri e adattandosi ad ogni situazione - ricorda -. Mio zio faceva il carrettiere a Parigi, con un cavallo. Da Piacenza partivano vere e proprie colonie di persone: tanto che alle poste centrali di Londra si era creata una linea diretta per Morfasso. Non c'era un collegamento diretto postale tra città più importanti e Londra ma c'era tra Morfasso e la capitale inglese. Stamattina ho percorso il ponte sul Po, con il sole si vedevano le Alpi e ho pensato alle montagne viste dai nostri emigrati. Il ponte è crollato ma è stato ricostruito, il ponte ci unisce». Pensa, invece, ai giardini nei pressi di San Savino, Ezio Trasciatti del Gommone Club Piacenza. «Quella zona è caratterizzata da tante persone arrivate da lontano, un monumento di quel tipo in quel luogo potrebbe avere anche un significato di integrazione e solidarietà importante».
Gli italiani oggi iscritti negli Albi dei residenti all'estero sono circa 5 milioni. Ma dall'inizio del fenomeno ad oggi si parla di 29 milioni di italiani emigrati. Si stima che i discendenti siano circa cento milioni, ma è un dato molto prudenziale, perchè c'è un'altra Italia forse addirittura più ampia fuori dai confini nazionali. Dal 1876 al 1976 sono partiti per l'estero 1.163.000 di emiliano romagnoli.

Elisa Malacalza

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